SENATORI A VITA: PERCHE’ LA CULTURA E’ DI SINISTRA?

senatori.jpgUn mio post ironico su Facebook e Twitter, dopo la nomina dei quattro nuovi senatori a vita (“Capisco il centro-destra: Napolitano avrebbe dovuto fare senatore anche un intellettuale di destra: ad esempio… Ad esempio… Ad esempio… ???”) ha scatenato una marea di risposte ma anche qualche commento critico. Chi ha proposto – stando allo scherzo, naturalmente – Berlusconi e chi la Santanchè, chi Scilipoti e chi Bossi, chi Buzzanca e chi Bondi, chi Brunetta e chi … D’Alema. I pochi nomi “seri” sono stati quelli di Albertazzi, Pera, Martino…
Parlandone seriamente sarebbe il caso però di chiedersi perché – e questa considerazione mi pare oggettiva, fatta senza puzza sotto il naso – a destra negli ultimi anni latitano le grandi figure intellettuali. E questo nonostante le persone intelligenti, come quelle stupide d’altronde, si distribuiscano equamente da una parte e dall’altra.
SINISTRA COLTA: UNA MONTATURA MEDIATICA?
 
Confesso che ragionandoci su non ne sono venuto a capo. Mi è venuta in mente un’ipotesi, che farà certamente piacere a destra, anche se non mi convince: il grosso degli opinionisti, giornalisti, operatori culturali sono di sinistra, e quindi preferiscono dare visibilità sui propri media a intellettuali a loro vicini, i quali passano dunque per i più bravi in assoluto. Ma a parte che Berlusconi controlla gran parte dell’editoria italiana, è pensabile che le grandi istituzioni artistiche e scientifiche internazionali si lascino influenzare da queste considerazioni affidando di volta in volta gli incarichi più prestigiosi ai Piano, agli Abbado, ai Rubbia? Suvvia!
 
OPPURE A DESTRA SI PENSA PIU’ A LAVORARE?
 
E dunque? Qualcuno ha suggerito che a destra si pensa a lavorare e a sinistra a “speculare” (intellettualmente, s’intende). Non so se è vero, ma un aneddoto raccontato nel libro di Gian Mario Villalta “Padroni a casa nostra” autorizzerebbe a pensarlo: un grosso imprenditore friulano, di quelli che si sono fatti da sé, tiene sulla scrivania un rilievo in terracotta con scritto “L’ingegno umano partorì cose stupende quando ebbe fra le mani meno libri e più faccende”.
 
A GUARDARE SEMPRE LONTANO SI INCIAMPA
Io credo che l’intellettuale guardi più lontano, e sia più portato a immaginare un mondo ideale, in cui trionfino la libertà, la giustizia sociale, l’equità, il solidarismo, la condivisione e il collettivo (valori di sinistra, scusate la banalizzazione). La destra è più aderente alle cose come sono, non si fa eccessive illusioni sulla natura umana, punta alla competizione individuale e si guarda bene dal pensare di cambiare il mondo: quindi valorizza un approccio pratico alla vita, in cui conta quello che si sa fare e quello che si riesce a ottenere. Una sorta di cultura del fare, dunque, che privilegia il lavoro tecnico e manuale. Personalmente mi ritrovo più a mio agio nella categoria di chi “guarda in alto e avanti”, ma (anche per provenienza sociale) non sottovaluto affatto la bellezza del saper fare cose, e la necessità di “guardare in basso e vicino”, se non altro per non inciampare, come accade invece a qualche “vero intellettuale”.
 
MA PERCHE’ TUTTI PENSANO DI SAPERNE DI POLITICA? 
 
C’è un aspetto, però, da rilevare: l’intellettuale di sinistra magari snobba la cultura tecnica, ma non si sogna di mettersi a discettare di idraulica, di elettronica o di motori. I treni, i bar, le sale d’aspetto sono invece pieni di gente che non sa nulla di come funzionano le istituzioni, l’economia, la politica estera, non ha nessuna intenzione di imparare, ma non si perita di sciorinare ai quattro venti le proprie soluzioni miracolose, tanto semplici quanto sbagliate.
SENATORI A VITA: PERCHE’ LA CULTURA E’ DI SINISTRA?ultima modifica: 2013-09-01T22:20:00+02:00da sergiofrigo
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