ADDIO A DON CRISTIANO, IL PRETE DEI GIOVANI E DELL’ECUMENISMO

don cristiano bortoli,centro universitario,padova,ecumenismo,religioseÉ morto ieri ad Asiago, a 88 anni appena compiuti, don Cristiano Bortoli, che fu il direttore e l’”anima” del Centro Universitario di Padova.

Pur con gli acciacchi dell’età, aveva continuato fino all’ultimo la sua missione pastorale, celebrando regolarmente la messa (affollata di giovani) nella cucina di casa sua, in via XX settembre a Padova. Come sempre a giugno era tornato nella sua Camporovere, sull’Altopiano, per passare l’estate assieme ai familiari. Venerdì notte è stato colpito da un’emorragia cerebrale, che l’ha portato rapidamente alla fine, nell’ospedale di Asiago.

CENTRO UNIVERSITARIO, IL LUOGO DELLE APERTURE ECUMENICHE

Don Cristiano è stato una figura luminosa di uomo e di sacerdote, dallo sguardo limpido, dall’umiltà francescana, dall’intelligenza aperta e dallo spirito acuto senza mai essere acuminato, amatissimo da generazioni di giovani ma del tutto alieno da ogni narcisismo e da ogni aspirazione di carriera. Assistente della Fuci femminile negli anni ’50 e ’60, per il vescovo Bordignon fu naturale affidargli, alla fine degli anni ’60, la responsabilità del neonato Centro Universitario, sorto per promuovere esperienze di approfondimento e di condivisione nell’ambito universitario, sui temi religiosi ma al di fuori di troppo rigide connotazioni dottrinali. In questo ambito a collaborare con lui furono chiamati in momenti successivi don Albino Bizzotto e don Giovanni Brusegan.

LA LIBERTA’ INTERIORE E IL CORAGGIO DEL CONFRONTO

Ben presto il Centro si qualificò per la vivacità delle iniziative proposte e per la sua grande apertura ecumenica. “Il vescovo raccomandava a don Cristiano “fai attenzione ad invitare questo e quello” – ricorda l’amico di una vita Renato Pescara – ma sostanzialmente lasciava fare, e don Cristiano interpretava con grande libertà interiore la vocazione di luogo di frontiera sottratto alle regole troppo rigide e alla stretta disciplina ecclesiastica che per lui doveva avere il Centro. Fu tra i primi, per dire, ad invitare il decano dei pastori valdesi Paolo Ricca, o l’allora sconosciuto priore di Bose Enzo Bianchi. Il tutto senza mai peccare di protagonismo, ma preferendo sempre lavorare dietro le quinte”.

LA CAPACITA’ DI DANZARE LA PAROLA

Don Giovanni Brusegan ne sottolinea invece le qualità di predicatore e l’estremo rigore con cui organizzava la sua vita. “Aveva il dono di danzare la Parola, realizzava la sua vita nelle omelie e nella preghiera: era un bell’impegno, per me, confrontarsi con lui, con il suo ordine mentale: otto ore per il lavoro, otto per la preghiera e lo studio, otto per il riposo… E poi la capacità di unire la Parola alla vita, in una armoniosa unità interiore…”

L’INCONTRO CON VARIE GENERAZIONI DI GIOVANI

Generazione dopo generazione al Centro si succedevano i ragazzi, richiamati da ospiti di sempre maggior peso e da temi sempre di grande attualità e impegno, sui temi non solo religiosi, ma anche sociali e culturali. Spesso don Cristiano era chiamato a ufficiare matrimoni, e poi battesimi, e poi ad accogliere i figli e i figli dei figli, sempre con intelligente apertura e contagiosa allegria.

Grande è sempre stata la sua fiducia nella Provvidenza, visto che è vissuto in povertà assoluta, tanto da gestire il Centro senza aver mai aperto neppure un conto corrente bancario.

 

I funerali si svolgeranno mercoledi alle 16 nel duomo del capoluogo altopianese.

ADDIO A DON CRISTIANO, IL PRETE DEI GIOVANI E DELL’ECUMENISMOultima modifica: 2013-09-02T12:42:00+02:00da sergiofrigo
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