PRODI, LA CRISI E LE MANCATE DIMISSIONI DI BERLUSCONI

Prodi, Berlusconi, manovra, Tremonti, Bersani, Europa, crisi, sinistraPerché Prodi, contrariamente a tutto il centro-sinistra, vuole che Berlusconi rimanga al suo posto, come un pilota durante la tempesta? Anche se il pilota è palesemente inetto e tende a farsi gli affari propri anche nel pieno della navigazione più travagliata (si pensi all’incredibile invito a investire nelle sue aziende)?

 

Personalmente rimango dell’idea (che credo condividano praticamente tutti, in Italia e nel mondo, escluso il leghista Reguzzoni e pochi altri persino nel Pdl) che con un altro premier (persino, paradossalmente, a capo dello stesso governo) gli italiani accetterebbero più volentieri di rimboccarsi le maniche e stringere la cinghia, anche se la manovra è inadeguata, confusa e palesemente di parte: d’altra parte è chiarissimo che l’apporto di Berlusconi al governo del paese si è qualificato, negli ultimi mesi, solo per il tentativo abortito di non pagare De Benedetti e per il varo del processo lungo (cioè leggi pro domo sua), mentre sulla crisi è stato totalmente scavalcato (prima da Tremonti, poi dall’Europa); ergo egli rimane al suo posto solo per autodifesa e per non dover prendere atto del suo fallimento, ma questo toglie credibilità all’azione di governo e sottrae al 75% e passa di Italiani che non lo sopportano più (si veda qui il post del 5 agosto) la spinta necessaria per riprendere a lavorare insieme per il Paese.

UNA DESOLANTE MA PRAGMATICA PRESA D’ATTO

Torniamo dunque alla domanda su Prodi. Ho cercato inutilmente in questi giorni resoconti o interviste che articolassero meglio la posizione del Professore, ma non li ho trovati. Sono costretto dunque a ragionare per deduzioni. La questione fondamentale dunque è che Berlusconi non accetterà mai di farsi da parte da solo, ed ha in parlamento la forza – assicurata dall’interesse privato, dal ricatto e dalla paura – per costringere la frastagliata maggioranza a mantenerlo in sella. Inutile aspettarsi un suo gesto di generosità nei confronti del paese, né un gesto di autonomia da parte dei suoi. E allora che si fa?

Prodi – mi sembra – risponde come Casini: prendiamo atto e andiamo avanti, cercando solo di condizionare il governo, di contrattare qualcosa sui contenuti della manovra, di ottenere un comitato di crisi che dia il segno della discontinuità. Tanto, è il retro pensiero, le scelte importanti in questo momento le impone l’Europa.

PER LA SINISTRA IL RISCHIO DI RITROVARSI SENZA UNA POLITICA  

Ragionamento, ahimè, desolante, ma abbastanza pragmatico. D’altro canto – e credo sia la domanda successiva – quale politica rimane al centro-sinistra se viene a mancare il presupposto delle dimissioni dell’esecutivo, su cui fino a questo momento si sono basati Bersani & c.? Mobilitare la piazza, sotto ferragosto? Col rischio di ritrovarsi da soli, o al contrario di non riuscire più a gestirla?

 

Non credo di essere l’unico, in Italia in questo momento, a non avere risposte.

PRODI, LA CRISI E LE MANCATE DIMISSIONI DI BERLUSCONIultima modifica: 2011-08-07T13:18:48+02:00da sergiofrigo
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