NON TUTTI STANNO IMPOVERENDO, C’È ANCHE CHI SI ARRICCHISCE: PER QUESTO SCOPPIANO LE RIVOLTE

Londra1.jpgMi raccontava il professor Giovanni Vecchi, nell’intervista sulla povertà pubblicata ieri, che oggi in Italia tra il 5 e l’8% delle popolazione non raggiunge il fabbisogno giornaliero di 2000 chilocalorie. “In altre parole sono persone sotto-nutrite – ha commentato – e questo è il sintomo più chiaro di una povertà estrema, cioè il dover sacrificare il mangiare per coprire altre spese, inderogabili”. Eppure i ristoranti sono affollati, anche se magari un po’ meno di prima; le strade delle vacanze sono intasate di traffico, anche se non come gli scorsi anni (ma è anche il maltempo che non spinge a scappare dalle città); Venezia straripa di visitatori, e si allungano le code alle mostre; e i telefonini, l’iPad, i gadget tecnologici in genere continuano ad andare a ruba, e nei supermercati si compra costosissima verdura in scatola, già pulita, piuttosto della più economica verdura “al naturale”…

Il fatto è che quando si parla di una società che si impoverisce bisogna tener presente che il fenomeno non colpisce tutti nello stesso modo, ma avanza a macchia di leopardo: qualcuno perde il lavoro o la clientela, e si ritrova sbalzato da un relativo benessere alla povertà; ma gli altri intorno a lui continuano a percepire lo stipendio, la pensione, una rendita, e dunque a vivere la loro vita di sempre; e anzi c’è chi in questo frangente ci guadagna.

POVERTÀ A MACCHIA DI LEOPARDO E SCARSA CONDIVISIONE

Poveroaiutato.jpegLa situazione sarebbe meno drammatica se l’impoverimento investisse tutti in misura più o meno uguale, ovvero se chi vede aumentare i propri già pingui guadagni, oppure chi non li vede drasticamente ridursi, mettesse a disposizione dei più deboli una quota ragionevole della propria ricchezza (in fondo in Occidente il livello complessivo di ricchezza è ancora molto elevato). Ovviamente non va così, a meno che non vi siamo costretti, dallo Stato o… dalle relazioni di parentela. Invece ognuno pensa a come sfuggire a eventuali esborsi. C’è chi è già tornato a portare i propri soldi in Svizzera – nel timore di una stretta sui depositi bancari – e chi si appresta ad alzare barricare di fonte all’eventualità dell’introduzione di una patrimoniale, di un prelievo sulle pensioni più alte, di un’imposta sulle seconde case.

Gli effetti di tutto questo?

LA QUESTIONE SOCIALE DIETRO LA RIVOLTA INGLESE

Londra.jpgNon ho ben compreso la matrice sociale della rivolta inglese, e ovviamente non ne condivido i metodi auto-distruttivi (tipici delle rivolte dei sottoproletari), ma  ci sono alcuni dati inequivocabili: l’80% degli under 17 di Tottenham vive in condizioni di povertà, spesso con madri sole che sopravvivono coi sussidi di disoccupazione (i famosi “mantenuti” di cui parlava nei giorni scorsi Libero), e per quanto riguarda la possibilità di un impiego, nello stesso quartiere c’è in media un’offerta di lavoro ogni 54 disoccupati. Osservava nei giorni scorsi il Guardian che l’Inghilterra è il paese occidentale in cui più alto è il divario economico all’interno della popolazione: il 10% dei cittadini più ricchi è 100 volte più ricco dei più poveri. Ma anche in Italia, come scrive Luciano Gallino nel pezzo che allego, negli ultimi decenni almeno 8-10 punti di Pil si sono trasferiti dal basso verso l’altro, cioè dai salari ai profitti e alle rendite.Londra3.jpeg

È inevitabile che oltre un certo livello di povertà e di disuguaglianza il disagio sociale si trasformi in rivolta, con le conseguenze che vediamo. Anche perché non viviamo più in una società “paziente” e sottomessa, com’era nel passato, ma veniamo dall’epoca del “tutto e subito”, in cui ogni frustrazione consumistica viene vissuta come una ingiustizia intollerabile.

LA POLITICA DOVREBBE FAVORIRE LE COMPENSAZIONI SOCIALI…

Se dunque è naturale cercare di tutelare i propri livelli di benessere individuale, sarebbe in realtà più ragionevole fare il contrario, in maniera ovviamente rigorosamente regolata e severamente contrattata, in cui tutti rinunciano a qualcosa in cambio di un minimo di sostentamento, di impegno nei confronti della collettività, di pace sociale. Lasciar impoverire oltre certi limiti fasce consistenti di popolazione è anche economicamente controproducente,  visto che deprime pesantamente i consumi e dunque anche il sistema produttivo. E spetterebbe alla politica predisporre le condizioni – in primis un clima di collaborazione sociale e di fiducia fra le classi, le categorie, i cittadini – perché questo avvenga.

…E INVECE TUTELA SOLO SE STESSA E I PROPRI SOSTENITORI

In realtà la politica prima di tutto cerca di tutelare se stessa, e poi gli interessi dei propri sostenitori diretti. Basta vedere cosa accade in questi giorni dentro il governo, dove le istanze contrapposte delle diverse categorie e dei cittadini trovano orecchie disponibili a rappresentarle, in contrasto con le altre e con un effetto di desolante immobilismo. Guardate ad esempio la querelle fra patrimoniale si-patrimoniale no, pensioni si-pensioni no… Checchè se ne dica il conflitto di classe esiste, e si manifesta, e prima o poi il liberismo del Pdl doveva andare in rotta di collisione col populismo leghista.

Bisognava pensarci prima, e predisporre dei sistemi anti-incendio, o almeno stipulare un’assicurazione; ma quando ormai la casa brucia vige la regola del “si salvi chi può”.

la-crisi-che-il-paese-sta-attraversando.html

NON TUTTI STANNO IMPOVERENDO, C’È ANCHE CHI SI ARRICCHISCE: PER QUESTO SCOPPIANO LE RIVOLTEultima modifica: 2011-08-11T11:35:00+02:00da sergiofrigo
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