TINA MERLIN E GIOVANNA ZANGRANDI, DONNE, SCRITTRICI E PARTIGIANE

Donne partigianeOggi, in un clima politico che sembra voler rimuovere la memoria di quello che è stato e confondere i torti e le ragioni, ricordiamo (più che festeggiare) la Liberazione, anche se per buona parte del Nord Italia il 25 aprile fu solo l’inizio della fine. A Padova ad esempio, dopo aspri combattimenti, la resa delle forze tedesche fu firmata solo il 28 aprile, e Venezia dovette attendere un giorno di più. Liberazione Padova

LUIGI MENEGHELLO

Luigi Meneghello racconta ne “I piccoli maestri” di essere stato lui il primo ad accogliere le truppe inglesi al Bassanello, presentandosi giocosamente come un “fucking bandit” e cantando loro qualcosa assieme all’amica Simonetta. “Ecco dunque come finisce una guerra – annota lo scrittore – Prima parte un esercito, poi ne arriva un altro; ma questa non è veramente la fine. La guerra finisce negli animi della gente”.

TINA MERLIN

Ma in alcune zone montane si combattè e si morì per quasi un’altra settimana: “Non era finita. Gli ultimi presidi tedeschi non volevano arrendersi”, scrive ne “La casa sulla Marteniga” (pubblicato postumo solo per l’intervento di Mario Rigoni Stern) Tina Merlin, tina_merlin1“quella del Vajont”, che il 26 aprile sulle alture sopra Trichiana perse l’amatissimo fratello Toni, comandante partigiano. Molto toccante la descrizione del loro ultimo incontro: “Tornano dal comando di Brigata l’incntrai, un giorno, sullo stradone per Bellun. Era verso il tramonto, i raggi del sole vibravano ancora nell’aria tiepida e lo investivan in viso. Mi guardò con grande tenerezza, socchiudendo gli occhi, dal sole: – Sei stata brava, – disse – quando sarà finita ce la racconteremo. Salutami la mamma. Mi venne una gran voglia di abbracciarlo e anche a lui, mi sembrò. Ma non eravamo mai stati abituati a esternre in quel modo i nostri sentimenti. Ci lasciammo con un sorriso di complicità totale, pedalando ognuno in senso contrario. Ero molto felice”.

GIOVANNA ZANGRANDI

Il primo maggio si combatteva ancora a Belluno, e il 2 in Cadore: “L’Italia “sotto di noi” è libera; a noi, qui, resta da pelare la coda, una ispida e tenace coda”, scrive la scrittrice bellunese di adozione Giovanna Zangrandi zangrandi3ne “I giorni veri”, che racconta la sua dura esperienza partigiana. Proprio quel giorno, a Pieve, viene ucciso da una colonna di militari tedeschi irriducibili il quindicenne Diana “il più giovane dei nostri”. Solo a mezzogiorno era tutto finito, e Giovanna entra nel campanile per suonare le campane. Ma non è una fine allegra, come quella raccontata da Meneghello: troppo bruciante è il ricordo dei propri morti, ma anche la pena per quelli che si è dovuto uccidere. E mentre nelle strade si riversano – addobbati con fasce e coccarde tricolori – coloro che fino a quel momento si erano nascosti, la protagonista se ne va con un compagno “via dalla piazza, estranei, con uno stomaco che deve ingoiar qualcosa e un barlume di pensiero che domani si tenterà di orientarsi “in questo casino”, per continuare a fare quel che volevano i morti”.

Ho voluto riproporre i ricordi di queste due scrittrici (e ne parleremo diffusamente oggi alle 18 nel corso della festa al Parco Buzzaccarini di Monselice) locandina 25 aprile 2018per celebrare le migliaia di donne combattenti, spesso utilizzate dai loro comandanti per i compiti più umili e faticosi (portaordini, staffetta, addette alla sussistenza), ma che con il loro coraggio e la loro abnegazione hanno costituito il tessuto più solido e tenace della Resistenza.

I capitoli dedicati a Tina Merlin e Giovanna Zangrandi nel mio libro “I luoghi degli scrittori veneti” sono opera della giovane ricercatrice bellunese Sara Luchetta.

TINA MERLIN E GIOVANNA ZANGRANDI, DONNE, SCRITTRICI E PARTIGIANEultima modifica: 2018-04-25T10:23:39+02:00da sergiofrigo
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