DAL VENETO AGLI USA, I POPULISTI CONTRO I POVERI

TrumpZaiaIl populismo è lo strumento con cui gli esclusi dal palcoscenico della politica e dal banchetto dell’economia danno sfogo al proprio rancore sociale. Un rancore che trova origine nella disuguaglianza che dilaga nella nostra epoca, in cui chi ha molto vuole sempre di più, chi ha qualcosa se lo tiene ben stretto, e agli altri non resta che covare frustrazione e rabbia. L’altra faccia dell’attuale ripresa economica (ma durante la crisi non è stato molto diverso) è infatti un impoverimento sempre più diffuso, o almeno un aumento delle disparità, come testimoniano le file (reali) dei poveri davanti ai cassonetti delle immondizie e quelle (metaforiche) dei benestanti davanti ai ristoranti di lusso e ai negozi dai marchi più costosi.

Il paradosso è che il populismo non ha nessun interesse, e quindi nessuna intenzione, di risolvere concretamente i problemi degli esclusi, preferendo aizzare i poveri contro i più poveri (gli immigrati) e le élites istruite, piuttosto che affrontare seriamente la questione delle crescenti disparità sociali, obbligando i ricchi a contribuire a ridurle.

LA BOCCIATURA DELLE TASSE SUI RICCHI

Due episodi recenti – uno vicino a noi e uno lontano, protagonisti i populisti nostrani e quelli d’Oltreoceano – mostrano plasticamente tutto questo: mi riferisco alla bocciatura in Regione da parte della Lega e del centro-destra della proposta delle sinistre di introdurre un’addizionale sui redditi superiori ai 75mila euro (da destinare ad aiuti ad anziani, disabili, famiglie e studenti poveri), e ai massicci tagli fiscali per le imprese decisi dall’amministrazione Trump, che a detta di molti commentatori hanno l’effetto di togliere ai poveri per dare ai ricchi.

LA SCOMMESSA AZZARDATA DELLA FLAT TAX

Ora, io non vedo altri sistemi, per ridurre le disuguaglianze, che chiedere soldi a chi ne ha di più (cioè una tassazione ad aliquote crescenti) per darne a chi ne ha di meno, ovviamente senza intascarseli o dispederli nella macchina politico-amministrativa, oppure pagare di più il lavoro: visto che la seconda strada è preclusa dal fatto che penalizzerebbe la competitività delle nostre imprese nel mercato globale (che continuerà ad esistere anche se a qualcuno non piace), si dovrebbe giocoforza tornare alla prima; ma qui subentra la scommessa azzardata che ispira le decisioni citate: meglio lasciare i soldi nelle tasche dei ricchi, che li fanno fruttare meglio, tanto poi i benefici ricadranno anche sui poveri (è la logica che informa, in buona sostanza, anche la flat tax di Salvini e Berlusconi). L’esperienza dei paesi (soprattutto dell’Est europeo) che l’hanno introdotta dimostra il contrario (è cresciuto il deficit), ma a vincere sui fatti è, in questa fase, l’ideologia. E nella fase successiva a pagare il conto (col taglio del welfare, come accaduto in quei paesi) saranno ancora una volta i più poveri. Tanto poi daranno la colpa agli immigrati…

DAL VENETO AGLI USA, I POPULISTI CONTRO I POVERIultima modifica: 2017-12-12T03:12:04+01:00da sergiofrigo
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