I FINALISTI DEL CAMPIELLO: “LA MEMORIA COME LUCE DEL PASSATO CHE ILLUMINA IL PRESENTE”

foto-2.JPGSi sono presentati ieri al pubblico veneziano, all’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, i cinque finalisti del Premio Campiello, che stasera alle 20.45 sono al Teatro Accademico di Castelfranco, domani alle 18.30 al Corriere della Sera (Sala Buzzati) a Milano e dopodomani, stessa ora, a Vicenza, a Palazzo Thiene.
La prima notizia è che – grazie soprattutto al 31enne Marco Missiroli e al 29enne Giovanni Montanaro (ma al risultato contribuisce anche l’unica donna della cinquina, Francesca Melandri) – quest’anno l’età media dei cinque finalisti è di sette anni inferiore ai cinquant’anni festeggiati dal Premio.La seconda notizia però è che gran parte del “materiale” su cui sono costruiti i loro libri (in particolare quelli dei due “decani”, Carmine Abate e Marcello Fois) ha a che fare con la memoria, oltre che con gli affetti che tengono insieme le persone e le famiglie. Memoria, sia chiaro, non intesa come nostalgia, ma come «luce del passato che illumina il presente», come l’ha definita Carmine Abate.

CARMINE ABATE: “La collina del vento”

Abate.jpgCarmine Abate (per la seconda volta in finale al premio lagunare) ha parlato della saga degli Arcuri per difendere “La collina del vento” (Mondadori) come di una «lotta ultracentenaria contro i soprusi». C’è molto di personale nel suo libro, a partire dal padre appena scomparso che «insisteva perchè io ricostruissi assieme a lui la storia della nostra famiglia, affinchè non andasse perduta». La memoria, appunto. Ma c’è, specularmente, molto di Abate (calabrese che vive a Rovereto) nella figura (reale) dell’archeologo Paolo Orsi, trentino innamorato del Sud, dove ha lasciato un’eredità colturale straordinaria: «C’è soprattutto oggi molto bisogno di figure così, che siano ponti fra il nord e il sud del paese».

MARCELLO FOIS: “Nel tempo di mezzo” Foislibro.jpeg

Un po’ come Vincenzo Chironi, mezzo friulano e mezzo sardo, protagonista de “Nel tempo di mezzo” (Einaudi) di Marcello Fois (finalista anche allo Strega), a sua volta barbaricino felicemente trapiantato a Bologna. Un giovane uomo che «si libera della propria identità – spiega lo scrittore – per scegliere la propria appartenenza, andando a vivere in un luogo e dentro una famiglia di cui deve scoprire tutto».

FRANCESCA MELANDRI: “Più alto del mare”

Melandri.jpgFrancesca Melandri (sceneggiatrice, sorella della parlamentare del Pd Giovanna e neo vincitrice del Premio Rapallo) in “Più alto del mare” (Rizzoli) si confronta invece con altri sentimenti: quelli che uniscono in una sofferenza non condivisibile i familiari dei terroristi e degli assassini rinchiusi in un carcere di massima sicurezza. «Essi sono costretti a misurarsi – spiega – con un amore nudo, che richiede loro una grande dose di eroismo».

MARCO MISSIROLI: “Il senso dell’elefante”Missiroli.jpeg

Anche “Il senso dell’elefante” (Guanda) di Marco Missiroli (già vincitore del Premio Opera Prima al Campiello) è un omaggio alla persistenza dei sentimenti. «Nel momento in cui tutto si frantuma nel narcisismo individualista – dice l’autore, che si occupa anche di psicologia – il mio vuole essere un omaggio alla famiglia, un invito a stringersi insieme per consolarsi e salvarsi».

GIOVANNI MONTANARO: “Tutti i colori del mondo”

Montanaro.jpegIl più giovane di tutti, Giovanni Montanaro, veneziano, è anche quello che più si è spinto indietro nel tempo, nel suo “Tutti i colori del mondo” (Feltrinelli). «Ma il mio Van Gogh potrebbe essere un ragazzo di oggi – dice – arrabbiato col mondo perchè non gli hanno rinnovato un contratto precario – e che cerca il suo spazio, i colori della sua vita, come tutti noi. Ed è una giovane donna, a cui io ho dato voce e che pagherà un prezzo altissimo, a farglieli scoprire».

I FINALISTI DEL CAMPIELLO: “LA MEMORIA COME LUCE DEL PASSATO CHE ILLUMINA IL PRESENTE”ultima modifica: 2012-06-27T18:28:00+02:00da sergiofrigo
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