L’AMARO TRAMONTO DI BOSSI: MA NELLA LEGA NON CI SONO VERGINI

Bossi, Lega, Maroni, inchiesta, tesoriere, finanziamenti, partiti, Trota, Galan, corruzione, PadaniaAssisto con un misto di soddisfazione e di pena (e con disagio per entrambi questi sentimenti) alla valanga che sta investendo Umberto Bossi e il suo movimento, che è stato sì una “grande simulazione”, come l’ha definita ieri Michele Serra, un “partito inventato da un fanfarone di paese, finto medico, cantante fallito”, ma ha anche interpretato per vent’anni l’esigenza di cambiamento fortemente avvertita nella società settentrionale (certo indirizzandola verso obbiettivi sbagliati) e selezionato una classe di amministratori (non di politici) spesso più che dignitosa, che ha tenuto in vita il movimento nei momenti di sbandamento.

 

 

LA SINTONIA (SMARRITA) CON IL “POPOLO DEL NORD”

Se le intuizioni e le capacità manovriere del leader maximo hanno retto tutto questo tempo, nonostante le sue enormi carenze culturali, è perché egli è stato in sintonia con quel suo “popolo” che ha voluto credere in lui nonostante le contraddizioni, le capriole ideologiche, le smargiassate. D’altra parte proprio le sue carenze, l’autoreferenzialità, l’assenza di contraddittorio tipica dei partiti personali, l’inadeguatezza del ceto dirigente nel confronto con i poteri forti e le istituzioni, hanno impedito alla Lega negli anni d’oro di raggiungere i suoi obiettivi, primo fra tutti un vero federalismo che sarebbe servito al paese (e che forse adesso non possiamo più permetterci perché ci costerebbe troppo).

LA “PUREZZA” DEGLI INIZI

Ma con tutte le gravi critiche che si possono avanzare a Bossi e alla Lega, le malversazioni personali e familiari non le metteva in conto nessuno, nemmeno fra gli avversari politici. Mi ha raccontato Giancarlo Galan, quando l’ho intervistato per il mio libro “Caro Zaia vorrei essere leghista ma proprio non ci riesco”, che nel 1995, quando egli divenne presidente della Regione, Bossi non volle che i suoi uomini entrassero in giunta per evitare troppe tentazioni, riservandosi la presidenza del Consiglio Regionale, per controllare la giunta.

L’ARRAFFA-ARRAFFA DEGLI ULTIMI TEMPI

Negli ultimi tempi invece, forse anche a causa del palese indebolimento fisico e psichico del Senatur, la Lega si è distinta per un’occupazione militare dei posti di sottopotere, con un impressionante accumulo di lucrose poltrone ancora saldamente presidiate da suoi esponenti, privi di qualsiasi competenza (e di qualsiasi remora). Di tutto questo – con buona pace di Maroni che ora si propone come verginella – non è però responsabile solo Bossi, ma l’intero gruppo dirigente, che ha approfittato della situazione a piene mani, senza mai sollevare un’obiezione o sottrarsi a una lottizzazione.

Bossi, Lega, Maroni, inchiesta, tesoriere, finanziamenti, partiti, Trota, Galan, corruzione, PadaniaEcco, diciamo che umanamente dispiace per Bossi l’umiliazione patita ad opera soprattutto dei familiari, forse i più rapaci di tutti – se le cronache sono fedeli – nell’accumulare benefici indebiti dall’attività pubblica del capostipite. Ma anche questo fa parte della degenerazione del potere personale, da cui l’anziano leader non ha avuto la lucidità di separarsi in tempo.

amaca.html

http://www.repubblica.it/politica/2012/04/05/news/e_umberto_sbatte_la_porta-32779017/

L’AMARO TRAMONTO DI BOSSI: MA NELLA LEGA NON CI SONO VERGINIultima modifica: 2012-04-05T12:56:12+02:00da sergiofrigo
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