Ho molto apprezzato – a diferenza dai suoi sostenitori più “militanti” – la decisione di Bersani di non avvalersi della regola che nel Pd faceva coincidere la figura del segretario con quella del candidato a premier, e anche la scelta del doppio turno, senza la quale probabilmente oggi egli avrebbe già vinto la corsa interna.
Non credo però che – fatta salva un’interpretazione di mero buon senso come chiede qui il sen. Giaretta http://www.paologiaretta.it/2012/11/primarie-regole-e-buon-senso/ – si debbano rimettere in discussione, oggi, le regole per la formazione del corpo elettorale, condivise da tutto il partito e accettate fino al primo turno. Renzi, ovviamente, ha tutto il diritto di chiederlo; e ammettiamo pure che se non scalpitasse e pestasse un po’ di piedi sarebbe un Alfano qualsiasi; ma Bersani ha altrettante e più ragioni per rispondergli picche. E lo affermo senza entrare nel merito tecnico della questione, ma sulla base di considerazioni tattiche che finiscono però per assumere una connotazione politica, e persino personale, se riferite al “carattere” degli aspiranti leader.
NON E’ UNA QUESTIONE DI FORMA, MA DI LEADERSHIP
Non c’è in ballo, infatti, solo una questione formale – del tipo “le regole ci sono e vanno rispettate, altrimenti cosa le approviamo a fare” – ma una questione ben più sostanziale di leadership. Con che faccia, infatti, Bersani si presenterebbe ai suoi – e al Paese – dopo l’ennesima concessione all’avversario? Apparirebbe come un “signor tentenna” incapace di tutelare chi gli affida le proprie speranze, e come un leader non abbastanza motivato per le battaglie che lo aspettano (con gli altri partiti e gli avversari esterni, e anche in Europa, nel caso toccasse a lui). Gli elettori non vogliono capi così.
Il suo profilo di garante di tutti Bersani se lo è già conquistato sul campo. Renzi ha un profilo diverso, e ci sta: faccia la sua battaglia per portare ai seggi più gente possibile, motivi i giovani e rassicuri gli anziani, corteggi i vendoliani sulle questioni sociali e sui diritti, e i puppatiani (?) sull’ecologia e le questioni di genere, ma non dimentichi che sta in un partito e in una coalizione. Eviti di aggiungere al profilo di rottamatore degli apparati anche quello del picconatore delle regole comuni. Di questi ne abbiamo fin troppi in Italia.
4 risposte a PRIMARIE, ECCO PERCHE’ BERSANI NON DEVE CEDERE SULLE REGOLE