MA DAVVERO VELTRONI È MEGLIO COME SCRITTORE (COME DICE RENZI)?

Veltroni.jpegMa davvero ha ragione Matteo Renzi che Veltroni è meglio come scrittore che come politico? Il dubbio era venuto anche a me, dopo l’infelicissima gestione dell’affare Calearo. Il problema è che io qualche libro dell’ex segretario del Pd l’ho letto… Ma la questione è anche un’altra: trovandosi di fronte ad ogni sua fatica letteraria è inevitabile chiedersi – come per tutti coloro che scrivono libri ma sono famosi per altro – se lo pubblicano (e lo comprano pure) per la sua bravura come scrittore o per la notorietà del suo nome.Renzi3.jpg

La risposta, come spesso accade, non è univoca, e neppure i pareri dei critici. Purtroppo il fatto che Veltroni sia stato ministro della cultura e coltivi grandi e articolate amicizie nel Pantheon della letteratura e dell’editoria, non aiuta a leggere delle analisi rigorose sulla sua opera. Tendenzialmente i recensori si fermano ai contenuti – che attingendo al notorio buonismo veltroniano virano dall’inoffensivo all’edificante al gradevole – e non si spingono a vagliare la forma, che in uno scrittore è più sostanza della sostanza. Il risultato è che – in genere – si racconta il libro in termini positivi, ma senza in realtà prendere posizione, e dunque senza inimicarsi l’autore o rovinarsi la reputazione (va detto che questo non riguarda solo Veltroni, ma gran parte del mondo letterario italiano).

 L’ISOLA E LE ROSE: IL SESSANTOTTO E NOI

Veltronilibro.jpgLa domanda si pone anche per l’ultimo libro (il nono di narrativa, quelli di saggistica sono molti di più) “L’isola e le rose” (Rizzoli, € 17.50). Il romanzo racconta, come spiega il sottotitolo, l’”incredibile storia vera” di un gruppo di amici in una Rimini intimamente felliniana, che alla vigilia del ’68 decidono di realizzare poco oltre il limite delle acque territoriali una piattaforma (400 mq) destinata ad ospitare una comunità internazionale di artisti, musicisti, poeti, legati fra loro dal culto della bellezza e dall’utilizzo dell’esperanto. Nella realizzazione dell’iniziativa si intrecciano fra i protagonisti discussioni, amori, tradimenti, trovano sfogo i sogni di un’epoca che vede l’Occidente affacciarsi alla modernità, si pianificano nuovi progetti e nuovi stili di vita, capaci di coniugare individualismo e socialità… A pervadere le pagine di Veltroni sono – di volta in volta – l’allegria e l’entusiasmo, ma anche la malinconia e la disillusione, quando la realtà si rivela più dura dei sogni e il potere – anche a seguito dell’auto-proclamazione dell’indipendenza da parte della neonata repubblica esperantista – decide prima di bloccare e poi di distruggere la piattaforma. Si tratta di una vicenda, a suo tempo abbondantemente raccontata ma ormai dimenticata, che serve a Veltroni per raccontare il salto fra quell’epoca e la nostra, simboleggiato dalla cornice attuale che anticipa e chiude la vicenda, coi due giovani che ascoltano il racconto di uno dei vecchi protagonisti.

DA EDMONDO BERSELLI… A GIGI MARZULLO

Per entrare dunque nel merito del politico-scrittore, mi pare di poter dire che come autore è abile nell’individuare temi accattivanti e contenuti interessanti da riversare sul presente, però la costruzione narrativa appare spesso incerta, il linguaggio è elementare, la capacità di focalizzare il racconto ha qualche pecca, ci sono ripetizioni e citazioni cinematografiche a go-go, troppi brani inutilmente esplicativi, e i personaggi vengono descritti più che lasciati vivere nelle pagine. Verrebbe da dire che Veltroni sta alla letteratura come Gigi Marzullo sta al giornalismo: ma forse è anche per questo che piace, visto che vende decine di migliaia di copie dei suoi libri. In ogni caso: è edificante, ma non incide. Se avete presente quello che scriveva, su quello stesso periodo, il compianto Edmondo Berselli in “Adulti con riserva. Com’era allegra l’Italia prima del Sessantotto”, capite bene quello che voglio dire.

MA DAVVERO VELTRONI È MEGLIO COME SCRITTORE (COME DICE RENZI)?ultima modifica: 2012-09-12T11:54:32+02:00da sergiofrigo
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