DIBATTITO: MA L’ITALIA È DAVVERO BERLUSCONIANA? E SE NON LO È PERCHÉ BERLUSCONI È AL POTERE?

Pdl.jpegSegnalo un interessante dibattito avviato da Luca Ricolfi sulla Stampa e ripreso da Renato Mannheimer e Paolo Flores d’Arcais. Il sociologo ha molte ragioni, ma sottovaluta a mio parere una questioncina con cui devono fare pesantemente i conti tutti i paesi guidati da un regime oppure (è il nostro caso) da un governo che avrebbe l’aspirazione di diventarlo (e anche molte chances, come la volontà ferrea del leader, l’adesione totale dei subordinati, soldi a dismisura e controllo della televisione): se fino a ieri il problema era come trasformare il dissenso maggioritario nel paese in maggioranza parlamentare, ora la questione è come rimuovere dal potere – democraticamente ma anche rapidamente – un leader screditato, impopolare e inefficace, che impedisce il normale dispiegarsi della dialettica democratica ma anche delle energie necessarie per uscire dalla crisi e avviare lo sviluppo.

Che questo sia un problema centrale, ora nel nostro paese, è dimostrato dal fatto che nonostante il rinvio a giudizio da parte dei giudici e la forte contrarietà popolare nei suoi confronti (testimoniata dalle piazze e da tutti i sondaggi) Berlusconi può programmare tranquillamente di rimanere al potere fino a fine legislatura, in virtù di un meccanismo elettorale perverso, del controllo assoluto che egli esercita sul suo partito, della capacità di acquistare il consenso in parlamento e del do ut des con la Lega. Alla faccia della volontà popolare e del corretto funzionamento della democrazia…

 

Ecco l’articolo di Ricolfi:

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Ed ecco le repliche di Mannheimer e Flores d’Arcais:

 

La Stampa 16.2.11
Mannheimer: “Ora meno, però l’Italia è stata berlusconiana”
di Francesca Schianchi

«L’Italia è stata berlusconiana, però lo è sempre meno», valuta il sondaggista Renato Mannheimer. Ieri, dalle colonne della “Stampa”, il professor Luca Ricolfi si chiedeva quanto il nostro Paese sia fedele al Cavaliere sul piano del consenso e influenzato su quello del costume. Per dedurre che, in entrambi i casi, lo è meno di quanto si pensi.

Professor Mannheimer, quanto è berlusconiana in questo momento l’Italia?

«E’ stata berlusconiana, ma lo è sempre meno, è sempre più settica. E’ difficile darne una misura precisa».

Dalle sue ultime rilevazioni, su che percentuali si attesta oggi il premier?

«La sua popolarità personale è intorno al 30 per cento, che non è tanto ma nemmeno poco. Stiamo su quella percentuale anche per quanto riguarda le intenzioni di voto». Il rito immediato nei confronti del premier, sposterà consensi?

«Nessuna cosa, in sé, sposta. E’ l’insieme delle notizie, il sedimentarsi di più cose che alla fine hanno l’effetto di spostare consensi».

Anche dal punto di vista del costume, il professor Ricolfi definisce l’Italia meno berlusconiana di quel che si pensa. Cita un suo sondaggio: solo una ragazza su 100 aspira a una carriera nello spettacolo.

«E’ vero, però diciamo che tutte le altre la invidiano un po’. Così come la maggioranza dei maschi, con una normale vita familiare, almeno all’inizio, in segreto, hanno provato un po’ di invidia per Berlusconi circondato da tutte quelle belle ragazze». Nella storia politica del Cavaliere, quali sono stati i fattori che hanno fatto calare la fiducia in lui?

«Quando, a torto o a ragione, la gente ha pensato che non abbia fatto quello che aveva promesso: se fa quello che promette, la gente accetta anche il bunga-bunga. Al contrario, i picchi di fiducia ci sono stati nel momento delle grandi promesse».

Come è vista invece l’opposizione?

«Solo il 18% approva il suo operato. Poi magari la votano lo stesso, ma vuol dire comunque che in gran parte l’elettorato non è d’accordo con le mosse che sta facendo».

Può funzionare la Santa alleanza di tutta l’opposizione contro Berlusconi? «Se riescono a rimanere d’accordo tra loro, allora può funzionare molto bene».

Quando l’opposizione riesce a registrare picchi di fiducia?

«Quando fa proposte riformatrici, su casa, lavoro, temi concreti. Non cresce invece se si limita all’antiberlusconismo».

La Stampa 16.2.11
Flores d’Arcais: “Consenso minoritario ma poi lui straripa in tv”

Professor Paolo Flores d’Arcais, l’Italia è davvero berlusconiana?

«Il consenso a Berlusconi misurato sull’intera popolazione è sempre stato minoritario, e sempre più lo diventa grazie alle lotte di massa che alcuni “estremisti/estremiste” della società civile non si stancano di promuovere».

Fa riferimento alla manifestazione delle donne di domenica?

«Ovviamente questa è l’ultima e forse la più straordinaria, ma da quella dei Girotondi che riempì nove anni fa piazza San Giovanni a Roma e i quartieri limitrofi, ve ne sono state tantissime».

Ma dal punto di vista culturale, dei costumi, quanto è presente il berlusconismo?

«Berlusconi, minoritario nel Paese, è da oltre tre lustri dominante, anzi straripante, ormai in modo quasi totalitario nei mass media, circostanza che il professor Ricolfi e tanti altri hanno sempre sottovalutato. E’ questo dominio che ha un’influenza nefanda nel rendere sempre più incivile una parte degli italiani, che per fortuna resta minoritaria».

Quindi l’Italia non è quella che emerge dalle intercettazioni…

«Quella è un’Italia oscena, del regime putiniano di Arcore, che vuole spacciare come gioiosa libertà sessuale l’acquisto a ore e a dozzine di corpi che si occupino della virilità posticcia di colui che una di queste signorine ha definito “Culo Flaccido”. C’è invece l’Italia migliore, moralmente, culturalmente, umanamente, che chiede e pratica serietà, senso dello Stato, gioia di vivere: quella che da anni riempie le piazze ma non ha rappresentanza in Parlamento».

Queste manifestazioni riusciranno a cambiare qualcosa?

«Hanno già cambiato. Senza dieci anni di piazze festose di indignazione, credo che Fini sarebbe ancora con Berlusconi. Per cambiare davvero, però, queste piazze devono trovare il coraggio di diventare protagoniste anche nel momento elettorale, come parte autonoma, con proprie liste, nello schieramento dell’attuale opposizione».

Non c’è il rischio di quella che il professor Ricolfi chiama la «sindrome della minoranza virtuosa», di ridurre l’Italia migliore solo a quella che scende in piazza?

«Tutti i sondaggi fatti dopo i Girotondi, dopo piazza Navona estremista con Sabina Guzzanti feroce con la Carfagna e il Papa, e ora dopo la manifestazione delle donne, indicano che questi appuntamenti spostano davvero all’opposizione consensi del mondo berlusconiano e leghista. Dunque è una leggenda che per vincere si debba annacquare l’indignazione nella melassa». [FRA. SCH.]

 

DIBATTITO: MA L’ITALIA È DAVVERO BERLUSCONIANA? E SE NON LO È PERCHÉ BERLUSCONI È AL POTERE?ultima modifica: 2011-02-17T10:58:00+01:00da sergiofrigo
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