VALORI CONDIVISI, SOLIDARIETA’ E RISPETTO DELLE REGOLE PER RESTITUIRE AI GIOVANI UN FUTURO

celli1.jpgQuesto articolo di Pier Luigi Celli (Affari & Finanza di Repubblica, lunedì 7 febbraio) illustra bene – soprattutto sul versante dei giovani – quello che sostenevo nel mio post di ieri a proposito della necessità di sentirsi parte di un progetto condiviso per vincere la sfida della ripresa economica. Esattamente quello che manca nell’Italia di oggi, dove dal Capo in giù ognuno si fa esclusivamente i propri affari, e quei pochi che si spendono per il bene comune si sentono dei marziani, sbertucciati e derisi.

Celli è manager e saggista, direttore dell’università Luiss di Roma, dopo essere stato direttore generale della Rai.

 

 

Valori, formazione, lavoro come ridare il futuro ai giovani

PIER LUIGI CELLI *

I tempi che viviamo soffrono di una malattia subdola, con propensione a divenire endemica: quella, in particolare, di dimenticare – e far dimenticare – le ragioni che consentono a un popolo di sentirsi unito da vincoli storici, identitari, collettivamente impegnativi; interpretabili, nei fatti, da valori civili e da passioni sociali in grado di garantirne uno ‘stare al mondo’ come attore di un’idea e di un destino condiviso e riconosciuto.

La decadenza di visioni forti e di progetti capaci di trascinare, prende la forma di un individualismo esasperato – un individualismo ‘tribale’, verrebbe da dire con A.G. Slama – e di un ossessivo ripiegamento su un presente frammentato e predatorio. Si sono indeboliti, fino a rendersi inutilizzabili, gli anticorpi attrezzati a far argine alla disgregazione, con la progressiva perdita di senso della stessa storia che ha costruito – spesso anche con approssimazioni rischiose –il corpo esteso di una nazione in qualche modo moderna.Quello a cui sembriamo arrenderci è una crescente indifferenza ai legami di solidarietà che rimandano a valori desueti di rispetto, dignità e di onore, e a quella riserva di reputazione che, persa pubblicamente, insidia ormai le stesse possibilità individuali di affermarsi e di conservare la stima per se stessi.
Il passaggio, quasi inevitabile, dalla sfiducia all’indifferenza, segna la resa alla casualità degli eventi, comunque piegati a ragioni che sembrano non riguardarci più.
Cresce, così, il rischio di rendere impraticabile, dato il contesto, il recupero delle motivazioni adatte per usare la speranza non come semplice condizione psicologica, ma come vera categoria politica, di impegno verso un futuro possibile; un rischio che pesa soprattutto sul destino dei più giovani.

UN PAESE IN DIFETTO DI DIGNITA’
E’ a loro che stiamo consegnando un paese in difetto di dignità, largamente deficitario sul piano dei valori sociali non negoziabili; sempre meno pronto a cogliere opportunità e innovazioni che appaiono scorrere sempre più da altre parti, inadatte, si direbbe, al nostro costume nazionale.
futuro.jpgPrivati di un ‘futuropassato’ (R. Kosellek) che loro non hanno abitato, i migliori – o i più fortunati – stanchi di ‘aspettare il loro futuro nel tempo’ finiranno spesso per ‘cercarlo nello spazio’ (Marchisiello), altrove, rincorrendo quelle possibilità e quella valorizzazione che da noi sembrano precluse.
Eppure è qui che le cose vanno cambiate, per non restare prigionieri di un’assenza che preclude ai più la speranza che l’avvenire sia qualcosa di diverso da un guscio vuoto.

NON BASTANO PROVVEDIMENTI TAMPONE
Per queste ragioni converrebbe riflettere sulla inadeguatezza dei molti provvedimenti, un po’ casuali un po’ sterilmente tecnocratici, che le politiche pubbliche sembrano apparecchiare per problemi che hanno ben altre motivazioni di fondo e una diversa sostanza. Questi coinvolgono più i temi della cultura, degli schemi mentali ormai generalmente legittimati, e la stessa tenuta delle regole minime di etica comportamentale, di quanto non dipendano dall’affermarsi di un pensiero strumentale, semplificato e superficiale, teso a suggerire mezzi immediatamente operativi che hanno perduto ogni legame con finalità diffuse e condivise.
Ai più giovani, prolungati nell’età lunga delle attese senza riscontro, manca oggi una storia credibile in cui trovare posto per dipanare aspettative confuse e fragilità in gran parte incolpevoli.giovani.jpeg
Né vale il discorso che spetta a loro riuscire nell’impresa di dare senso alla loro vita, scaricando la coscienza di quanti hanno preparato condizioni, e un contesto, in cui il senso è venuto largamente a mancare, nell’intreccio di interessi e di relazioni che, al più, abilitano i singoli, o gruppi e corporazioni, a prosperare a spese di altri.
Normare, regolare, tracciare confini, e pretendere di dare con questo una direzione e vincolare ad un metodo per uscire dalla crisi, è oggi manifestamente insufficiente – quando non direttamente ipocrita – nel momento in cui è l’anima stessa della società a soffrire di mancanza di idee, di passioni coinvolgenti, di una autentica pulsione a trasformarsi fuori da vizi congeniti e da obiettivi non dichiarabili.

ALLA SCUOLA MANCA UN AFFLATO MORALE

La scuola, oggi, nelle sue varie espressioni, e l’università in particolare, soffre soprattutto di questa deficienza di afflato morale e strategico, di questo misconoscimento che non sono le tecniche a fare difetto, ma le virtù civili ad essere desuete e delegittimate nei fatti.
I discorsi, spesso, sono nobili e vuoti.
Come tutte le parole che non performano, questi allontanano dalle petizioni di principio più della loro assenza.
Bisognerebbe tornare a interrogarsi su cosa serve veramente per ridare vigore, coraggio e speranze a questa generazione allargata, così incerta e ripiegata, consentendo alle politiche di ‘risuonare’ e non alle dichiarazioni solenni di tacitare le coscienze.
La buona governance delle istituzioni – e in particolare quella che deve incidere sulla formazione – non è un assetto di poteri né un organigramma di funzioni.
Limitarsi a congegnare i processi, senza capire quello che questi finiranno per regolare, il flusso delle domande e il tipo di cultura da trasmettere, è ancora un tentativo di retroguardia che non sfugge al sospetto di salvaguardare, ancora una volta, privilegi di posizione, rispetto ai quali il malessere non trova cura, e finirà per accentuarsi.
Come spesso avviene, le idee in sospeso, orfane di interlocutori, trovano poi altri canali per sfogarsi; e che questi siano rischiosi non può portare a esorcizzarli semplicemente ricorrendo alla coercizione.

SERVE UN SOPRASSALTO DI AMBIZIONE

Un paese che pensa ‘ di parte ‘ è destinato a restare ‘ una parte ‘, ininfluente in un mondo che non ha rispetti per quelli che credono che la storia passi sempre dalla ‘ loro parte ‘, al di là dei loro meriti,
Leopardi.jpegCome scriveva Leopardi nel “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani”, serve un soprassalto di ambizione, ‘ vincolo e sostegno potentissimo della società’, perché è l’ambizione che produce quel sentimento e quei comportamenti che recuperano l’onore di tutti come valore civile, ridando il senso dell’utilità che spinge a imprese nuovamente coinvolgenti.
* Direttore generale della Luiss

VALORI CONDIVISI, SOLIDARIETA’ E RISPETTO DELLE REGOLE PER RESTITUIRE AI GIOVANI UN FUTUROultima modifica: 2011-02-09T03:10:00+01:00da sergiofrigo
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