LA METAMORFOSI DEL MONTI POLITICO, CHE DELUDE SIA NELLA FORMA CHE NELLA SOSTANZA

Monti, Cgil, Pd, Fassina, ali estremePur essendo un estimatore di Monti trovo che i suoi primi passi in politica non siano dei più esaltanti, a dimostrazione del fatto che l’intelligenza e la conoscenza dei dossier non bastano per affrontare adeguatamente i meandri della politica italiana e le pesanti questioni sociali che abbiamo davanti. Senza contare la scivolata odierna con l’invito a Bersani a “silenziare” Fassina e Vendola, che fino a prova contraria godono invece di un consenso di popolo che lui al momento ancora non può esibire.

INGABBIATO DAI VECCHI POLITICI, COME UN “NUOVO FORLANI”

Nella messa a punto della sua nuova formazione centrista multipla il premier si è fatto ingabbiare dai
politici più navigati, alla Casini e alla Fini per intendersi, finendo per dare l’impressione – invece che di aver avviato un percorso innovativo come ci si aspettava da lui – di trascinarsi dietro tutta la zavorra della Seconda Repubblica: e questo, se gli porterà i consensi dei nostalgici della vecchia Dc, gli alienerà quelli dei suoi sostenitori più avanzati ed evoluti. Non a caso c’è già chi parla di lui come del nuovo Forlani eterodiretto da Casini.

POCO INNOVATIVO NEI CONTENUTI E SCARSO NELL’ANALISI

Ma è sulla messa a punto dei contenuti politici che si rivelano le carenze più significative del Professore: piuttosto che confrontarsi con Giannino e i suoi, ad esempio, il che avrebbe rappresentato un possibile sbocco innovativo per quell’area politica, Monti si è impegnato in ripetuti tentativi di individuare una posizione di terzietà tra destra e sinistra che non riesce a cogliere la sostanza dei problemi che abbiamo davanti.
La sua equidistanza più volte ribadita non percepisce infatti né le ragioni strutturali della crisi, né il fatto che i ceti sociali più deboli ne stanno uscendo pesantemente impoveriti e quelli più ricchi ancora più arricchiti, né – infine – riesce a individuare mi pare una strategia adeguata per uscirne, che non sia la ripetizione un po’ aggiornata della formula “tedesca” che sta mostrando la corda ovunque.

UN ERRORE VOLER TAGLIARE LE “ALI ESTREME”, SENSORI DEL DISAGIO SOCIALE

In questo ambito si collocano le sue dichiarazioni nelle ultime interviste televisive, a proposito della possibile alleanza col Pd e delle “frange estreme da tagliare”, con specifico riferimento a Vendola, Fassina e alla Cgil. Posso convenire che esistano – intorno a questi soggetti – delle aree di conservazione che considerano la difesa dello status quo e dei diritti acquisiti la prima ragione della loro azione politico-sindacale, piuttosto che porsi con altrettanta determinazione la questione di come assicurare nuove opportunità ai soggetti più deboli e non rappresentati e ai ceti sociali ed economici più innovativi. Ma è miope non cogliere – come sembra fare Monti – che proprio nel sindacato e nella sinistra (e non solo fra i cattolici che collaborano con lui) ci sono i “sensori” più capaci di registrare il disagio sociale crescente e le “professionalità” per gestirlo e assicurargli forme di rappresentazione collettiva, capaci di attivare iniziative compiutamente politiche.

Di tutto abbiamo bisogno, di questi tempi, meno che di una nuova Dc di stampo tecnocratico.

 

 

LA METAMORFOSI DEL MONTI POLITICO, CHE DELUDE SIA NELLA FORMA CHE NELLA SOSTANZAultima modifica: 2013-01-03T16:02:00+01:00da sergiofrigo
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