LA CRISI DI TELECHIARA, UN’AMARA LEZIONE

Telechiara.jpegCrisi significa anche essere costretti a compiere delle scelte difficili, fra alternative entrambe necessarie, come ad esempio (nel caso dei Comuni) tra assistenza e manutenzione delle strade, oppure tra sicurezza e attività culturali, e nelle famiglie tra andare dal dentista e comprare una giacca al figlio, in extremis anche tra mangiare ed essere informati.

Capita in questi giorni alla Chiesa del Nordest, che nella scelta tra assistere i bisognosi e comunicare il proprio messaggio via etere ha (ovviamente?) optato per la prima alternativa. Questo mi pare in estrema sintesi il problema di Telechiara, che ora rischia la chiusura. Poi si potrà eccepire sull’uso che le diocesi fanno delle loro proprietà, sulla reale necessità di “quel” messaggio nella società di oggi, sulla validità stessa del mezzo, sul suo modo di stare sul mercato…

E registro che non è l’unico episodio, visto che anche a Gente Veneta (il settimanale diocesano di Venezia) si sono dovuti applicare i contratti di solidarietà per evitare guai maggiori: in quel caso, oltretutto, pesano anche i conti non proprio brillanti lasciati in eredità alla diocesi dalla gestione (naturalmente “brillante” per altri versi ) del patriarca Angelo Scola.

Ora è partita una campagna di solidarietà per la televisione, ma mi pare che stenti a decollare (la pagina su Facebook “Telechiara ti voglio bene” http://www.facebook.com/#!/SalviamoTelechiara ha un centinaio di fans) : ma ognuno, si sa, di questi tempi ha già tanto da fare per stare dietro ai propri, di guai; e ovviamente, come dice il proverbio, “primum vivere, deinde philosophari”.

Io non conosco a fondo la questione economica (nel caso dell’emittente si parla di 400mila euro di finanziamenti, non considerati più sostenibili dai vescovi, e di 20 posti di lavoro in pericolo) ma sono convinto che la chiusura della televisione sarebbe una grave perdita per il pluralismo dell’informazione nel Nordest. La televisione, nel panorama spesso sguaiato delle emittenti locali, si distingue in genere per la serietà con cui affronta le questioni, e per la scelta dei temi, che la gran parte delle volte non sono religiosi, ma sociali e culturali. Non so se pensano altrettanto i cattolici veneti, se ritengono che questa “diversità” – che è profondamente loro – sia un bene da tutelare, oppure – di questi tempi – un lusso insostenibile; o ancora, magari, che ci possano essere altri mezzi meno costosi per fare informazione e approfondimento.

Certo, anche questo è un sintomo della crescente irrilevanza della presenza cristiana nella società.

E un altro aspetto da registrare, mestamente, è che per sopravvivere bisogna “stare sul mercato”, con tutto ciò che questo comporta; e che a stare sul mercato, soprattutto nell’informazione, riescono meglio coloro che hanno ingenti mezzi economici, e che scelgono toni e contenuti di basso profilo.

LA CRISI DI TELECHIARA, UN’AMARA LEZIONEultima modifica: 2012-06-04T13:33:00+02:00da sergiofrigo
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