Il capitalismo si è mangiato la coda, e ora prosegue con il resto. Ha già cominciato a intaccare gli organi vitali. L’individualismo, che è il suo tratto dominante, col suo orizzonte limitato al consumo (spesso allo spreco) e al benessere privati, rischia di travolgere il sistema stesso che ha contribuito a costruire.
L’attuale crisi che attanaglia l’Occidente si potrebbe anche leggere in questo modo. Ne ho parlato col filosofo Sebastiano Maffettone, che domani mattina alle 11.30 sarà a Udine, ex Chiesa di San Francesco, per discutere nell’ambito del festival vicino/lontano di disuguaglianze sociali con l’economista Tito Boeri e il giornalista economico Antonio Calabrò.
LA DISPARITÀ RETRIBUTIVA E’ UN TRAINO O UN FRENO ALLO SVILUPPO?
Secondo la concezione liberista attualmente egemone la disparità retributiva, in quanto premio del merito, sarebbe uno degli elementi trainanti dello sviluppo. Ma com’è che nonostante l’attuale esplosione di tutte le disuguaglianze (pensiamo a quanto si è allargata la forbice fra le retribuzioni dei capi delle aziende e quelle dei loro sottoposti) l’economia ristagna e dilaga la povertà?
«L’attuale crisi rappresenta per il capitalismo, anche se in forme meno cruente, quello che il 1989 è stato per il comunismo: una “botta” che costringe a ripensare i fondamenti stessi del sistema. Gli eccessi di ineguaglianza che caratterizzano l’attuale fase del capitalismo presentano un doppio problema: non solo sono ingiusti e spiacevoli umanamente, e socialmente pericolosi perché forieri di ribellioni, ma sono anche un elemento di inefficienza del sistema: essi portano infatti, come si è visto bene in America, alla distruzione della classe media, che è quella che consuma molto. Averla smontata e ridotta al minimo – con la “bolla” della spesa a credito gonfiata all’infinito fino a scoppiare – ha fatto saltare l’asse tra produzione e consumo, perché la classe media impoverita ha smesso di comprare. Quindi c’è un rapporto diretto tra ineguaglianze distributive e fallimento del sistema».
IL RUOLO DELLA POLITICA E QUELLO DEI MEDIA
Come fermare questo gatto che si morde la coda?
“Banalmente, serve la politica, che attualmente è manchevole. Spetta ad essa rendere possibile quello che è eticamente giusto. Ci sono economie in cui le disparità citate non esistono, come Giappone o Finlandia, e stanno meglio di noi”.
Ma perché i ceti medi o deboli, che in democrazia numericamente contano di più, spesso scelgono politici che tendenzialmente fanno gli interessi delle classi più ricche? Lo stesso Obama, per raccogliere i soldi per la sua campagna elettorale, ha dovuto venire a patti con i ceti più elevati…
«Il sistema è molto complesso. Una spiegazione è che contano molto i media, che riescono a influenzare il pubblico. E i media non sono nelle mani della gente normale, ma degli imprenditori più ricchi, come Murdoch a Berlusconi”. Che, come vediamo quotidianamente, non sono certo di sinistra…
ECCO PERCHE’ C’E’ BISOGNO DI SINISTRA
Ecco perchè (come ho già scritto qui) c’è bisogno più che mai di una politica di sinistra, che ponga al suo centro i bisogni degli ultimi, e li sottragga alla morsa dei populisti e dei demagoghi. Paradossalmente sarebbe un vantaggio anche per il sistema, se i suoi esponenti più ricchi riuscissero ad astrarsi dalla loro smania di ulteriore arricchimento individuale e concepissero delle scelte di valore collettivo.
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