LA CATASTROFE CHE CI ASPETTA: OGGI A VENEZIA CON MARCO PAOLINI E ANTONIO SCURATI

paolini.jpgOggi pomeriggio alle 18 a Punta scurati,paolini,seconda mezzanotte,venezia,futuro,cinesi,vioenza,bordello,libri,punta della dogana,presentazionedella Dogana, a Venezia, Marco Paolini presenta il nuovo libro di Antonio Scurati “La seconda mezzanotte” (Ed. Bompiani, € 19). Sarà naturalmente presente l’autore, e io sarò il moderatore.

VENEZIA ALLAGATA, COMPRATA DAI CINESI E TRASFORMATA IN UN VIOLENTO BORDELLO

Il libro è, per molti aspetti, particolarmente inquietante, perché tutti i presupposti dell’apocalittica vicenda – ambientata in un’orribile Nova Venezia del 2092 – sono già, drammaticamente, in atto: riscaldamento globale, scioglimento dei Poli e innalzamento del livello dei mari, impoverimento dell’Occidente e crescente egemonia cinese sul mondo, asservimento di Venezia al turismo, esplosione di un edonismo depravato e violento, imbarbarimento delle relazioni umane a un livello inaudito. E’ una risposta (parziale, ma spaventosa proprio nella sua possibilità reale) alla mia domanda di un paio di mesi fa su come sarebbe un romanzo sul nostro prossimo futuro disegnato dall’attuale crisi economica e morale. Su tutto si staglia infatti il dato meno rilevabile ma forse più influente: la deriva morale verso un individualismo edonista che sta minando alla base la nostra civiltà.

In questa città, dunque, acquistata e ricostruita dai cinesi dopo una disastrosa alluvione del 2072 e trasformata in un bordello di lusso e in un’arena per i combattimenti fra gladiatori, i pochi veneziani superstiti, trattati da schiavi e impossibilitati a procreare, assistono impotenti all’invasione di ricconi da tutto il mondo che arrivano in laguna per dare fondo alle loro perversioni. Anche se qualcuno – e proprio fra i gladiatori – progetta la ribellione, nel nome della vita e della libertà…

 UN TESTO INQUIETANTE: COME POTREMO EVITARE TUTTO QUESTO?

 Come sempre nei libri di Scurati le idee e i temi alti hanno la prevalenza sul carattere dei personaggi, e questo è una carenza dal punto di vista letterario, perché essi non appaiono autosufficienti e autonomi come dovrebbero essere, ma sembrano seguire sempre le traiettorie che l’autore ha tracciato per loro. Il libro però si legge con molto interesse, e con un crescente senso di angoscia. L’inquietudine non deriva tanto dal chiedersi se quello che si legge è davvero possibile che avvenga, ma dal contrario: ci sarà ancora il modo di impedire che avvenga? Avremo il rigurgito di consapevolezza, responsabilità collettiva, energia, risorse, capacità progettuali per impedire un esito così drammatico? N giro non ci sono tanti elementi per sperarlo.

 Parlando del suo libro Scurati sostiene di aver voluto riflettere su una catastrofe culturale già in atto, e non nasconde di aver voluto disegnare anche una metafora dell’Italia odierna. Ad un certo punto si parla, infatti, dell’anziano leader dell’Italia del Nord sempre tirato a lustro dai lifting e col vezzo (innocente) di raccontare barzellette, e qualche vizio più inconfessabile, persino a Nova Venezia, che però gli costerà caro. Tenete duro, al 2092 mancano solo 81 anni…

Ecco un brano dal prologo.

 

 DA “”LA SECONDA MEZZANOTTE”

di ANTONIO SCURATI

Scuratilibro.jpgA Venezia, la notte tra l’8 e il 9 novembre del 2072 il mare entrò in laguna dai varchi aperti lungo i litorali, attraverso i sottopassi alberghieri, superando i cordoni litoranei, rigurgitando i fiumi e sormontando, infine, le difese murarie. L’onda si franse contro la facciata di Palazzo Ducale, poi si abbattè sugli uomini annegati assieme ai cani, ai topi, agli uccelli (…)

Da qualche parte, su a nord, accompagnata da rombi di laghi glaciali che si svuotavano nei fiumi artici, la calotta polare precipitava a mare. Più a sud, molto più a sud, un altro mare si era tuffato in laguna. La laguna era affogata (…).Le dighe interne vennero alzate una decina d’anni dopo, quando i manager della TNC – il colosso cinese di telecomunicazione, informazione ed entertainment controllato dai burocrati del Partito -, mettendo fine al periodo di abbandono seguito alla Grande onda, acquistarono il relitto della città dal governo del Nord Italia, di fatto un protettorato di Pechino da quando i cinesi ne avevano rilevato l’intero debito pubblico.

Rifluite le acque salmastre che, sormontando le dighe a mare, avevano sommerso la vecchia Venezia, i pochi superstiti furono acquistati assieme alle macerie dei palazzi in cui un tempo erano vissuti. Strappati a un’esistenza ferina, accasermati nei pressi degli antichi arsenali, furono impiegati nella ricostruzione della città emersa. (…)

La cupola del Superdome fu inaugurata con una cerimonia solenne in tempo per il decennale della Grande onda. Un immenso emisfero in vetrocemento (…) Quella caverna radiosa divenne immediatamente un simbolo mondiale del nuovo mondo. Da quel momento in avanti, tutti gli uomini più ricchi e potenti del pianeta desiderarono, almeno una volta nella vita, di poter trascorrere una breve vacanza di lussi estremi e vizi efferati in quell’ambiente modificato e protetto. Il secolo cinese, inglobando le cinque cupole in piombo e oro della basilica di San Marco sotto quell’unica calotta in cemento trasparente, aveva elevato una maestosa cattedrale sorretta dall’aria condizionata. Un tempio in cui si consumavano riti di sangue.

Ben presto, infatti, il Superdome divenne il più prestigioso tra i tanti teatri della violenza che andavano sorgendo lungo tutta la Fascia di acclimatazione, nome con cui i tecnocrati della TNC avevano ribattezzato l’alto bacino del Mediterraneo smottato verso condizioni climatiche nordafricane. Nizza, Santorini, Spalato, Formentera, Salonicco seguirono l’esempio di Nova Venezia, ma senza mai contenderle il primato. Fin dal giorno del completamento dei lavori, a più riprese durante l’anno, grazie a strutture effimere montate per l’occasione la grande piazza antistante la Basilica prese a essere trasformata in una gigantesca arena gladiatoria (…)

Terminati i lavori di ricostruzione, mentre la città si affollava di turisti smaniosi di sollazzarsi nel parco giochi di quello che – tutti lo sentivano – sarebbe stato il terzo e ultimo millennio, la popolazione autoctona fu avviata dolcemente all’estinzione. Lo Statuto di rifondazione di Nova Venezia consentiva ogni libertà e incoraggiava ogni licenza, proibendo però tre cose: la circolazione con armi da fuoco, qualsiasi forma di culto religioso e la procreazione.

 

LA CATASTROFE CHE CI ASPETTA: OGGI A VENEZIA CON MARCO PAOLINI E ANTONIO SCURATIultima modifica: 2011-11-02T11:36:00+01:00da sergiofrigo
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