DUE GIORNI TRA I COLTI E I POTENTI, DIVISI TRA SCORAMENTO E IMPOTENZA

 

Venerdì e sabato, due giorni di incontri importanti, di impegno e divertimento, e soprattutto di belle parole e ottime idee, per tornare a rendersi conto che c’è molto, molto altro, rispetto alla melma che ci circonda, che siamo un grande e bel paese, provvisoriamente preso in ostaggio dalla prepotenza e dal cattivo gusto di chi ci comanda e dal complice conformismo di chi lo ha scelto e poi si è messo a disposizione. Due giorni per capire che la misura è colma, persino nel mondo dei potenti, anche se che il coraggio della rabbia fatica a vincere lo scoraggiamento e lo schifo.

Nonino.jpgParlo dei due eventi culturali più significativi degli ultimi giorni nel Nordest, il seminario della Scuola dei Librai alla Fondazione Cini a Venezia e il Premio Nonino a Percoto (Ud).

 

 

 

 

LA SCUOLA DEI LIBRAI: SEPULVEDA, BATTISTI E LA SINISTRA

Sepulveda.jpegLa prima iniziativa, che ha richiamato a Venezia il gotha dell’editoria italiana, si è chiusa venerdì con l’intervento di Luis Sepùlveda, che ho intervistato brevemente sui temi della sinistra, in Europa e in America Latina, e della letteratura e del caso Battisti. Sepùlveda non è un personaggio facile, risulta piuttosto ispido, almeno all’inizio, ma lui assicura che è per timidezza. A Venezia ha speso parole importanti per Roberto Saviano (“i suoi libri coraggiosi siano sempre nelle vostre librerie”), e pesantissime invece per Cesare Battisti: «Io non ho firmato l’appello in suo favore: ho parlato con gente che lo ha conosciuto bene, e l’opinione che ne ho ricavato è che di militanza di sinistra c’è ben poco in lui, che è piuttosto un miserabile psicopata. Io ho il massimo rispetto per chi pratica l’impegno civile e politico, ma senza ricorrere alla violenza. E non ho nessuna simpatia, al contrario, per gli intellettuali che avvertono sempre il dovere emozionale di appoggiare qualsiasi appello: io credo che sia necessario pensarci bene, prima di spendere la propria firma».

Gli ho chiesto anche come mai la crescente disuguaglianza sociale segnalata anche in questi giorni al vertice di Davos spinge l’Europa a destra, mentre in Sud America favorisce la sinistra.

«I livelli di povertà sono ancora molto inferiori in Europa rispetto a quei paesi – ha risposto – Inoltre qui c’è la tendenza a privatizzare tutti gli spazi pubblici, e i governanti prima di assumere decisioni interpellano il mercato. In Sud America, accanto a una sinistra pericolosa, più attenta alla poesia che alla realtà, come quella di Chavez, abbiamo visto all’opera il pragmatismo di Lula, che ha davvero avviato a soluzione i problemi della povertà. La sinistra vince quando mette in campo un progetto e si confronta con la realtà». Appunto…

IL PREMIO NONINO: IL PATRIOTTISMO E LO SCORAMENTO DEI POTENTI

Un giorno dopo e 150 chilometri più a est, distilleria dei Nonino, dove si tiene la 36. Edizione dell’omonimo premio. Grandissimi nomi (lo scrittore spagnolo Javier Marias, la saggista e ambientalista americana Frances Moore Lappé, l’architetto Renzo Piano e l’etologo austriaco Irenäus Eibl-Eibesfeldt), premiati da giurati ancora più grandi: il Nobel V. S. Naipaul, Edgar Morin, Peter Brook, Claudio Magris, Ermanno Olmi, Adonis, Norman Manea, Adonis eccetera. Ma soprattutto 700 invitati – ricchi, potenti e/o intelligenti – che possono irritare chi li sente esaltare (da lontano) la povertà e il sudore dei campi, ma che costituiscono un importante spaccato dell’Italia che conta, e che riescono davvero a distillare – come gli alambicchi la grappa – le idee dalle quali non possiamo prescindere.

L’impressione che ne ho tratto è che il clima dominante sia lo scoramento, la frustrazione, l’angoscia pacata di chi sa che le cose intorno possono precipitare, ma è cosciente di avere comunque le risorse per continuare a galleggiare. Forse per questo esita ancora – colpevolmente – a pronunciare pubblicamente le parole dure che confida in privato, ad esplicitare il suo desiderio di una ventata d’aria fresca che spazzi via il marciume della politica mescolata – con livelli mai visti – al sesso e agli interessi privati.

IL TRICOLORE, LA COMMOZIONE E GLI APPLAUSI

Poi basta la voce sottile di un bambino che – aprendo la festa – canta “E la bandie-e-e-ra, dei tre colo-o-o-ri è sempre stata la più bella”, e poi cinque cori che intonano il “Va pensiero”, per far scattare la commozione e la “sautade” (che è parola più precisa della nostra nostalgia), per qualcosa di prezioso che potremmo avere già perduto, ma anche per quello che – come paese – avremmo potuto ma non abbiamo avuto il coraggio di essere.

«Vogliamo un’Italia così, in cui stiamo tutti insieme», ha commentato la padrona di casa, Giannola Nonino, presente anche se infortunata.

Nessuna retorica, però, anche perché ci ha pensato il resto della festa a spazzare via gli eventuali autocompiacimenti in eccesso: come quando Marias.jpegMarias, presentato da Claudio Magris, parlando del suo prossimo romanzo in arrivo in primavera, “Gli innamoramenti”, ha raccontato che esso parla dell’impunità (quella che deriva da un malinteso sentimento amoroso, ad esempio, ma anche quella dei troppi delitti ignoti o dei troppi colpevoli non puniti). «Siamo arrivati al punto che politici e imprenditori un po’ ovunque nel mondo, per non parlare dell’Italia – ha chiosato significativamente, tra gli applausi – festeggiano la prescrizione di un reato come se si trattasse di una dichiarazione di non colpevolezza». «La sensazione che l’impunità domini è inevitabile nelle nostre società – ha aggiunto lo scrittore confessando la sua “demoralizzazione” e scusandosi per non poter onorare il Premio con l’allegria che esso meriterebbe – e ciò le conduce, in maniera graduale ma indefettibile, ad avere sempre una maggior tolleranza nei confronti di essa».

Piano.jpegLo stesso concetto è stato ribadito pochi minuti più tardi da Renzo Piano, rispondendo a una sollecitazione di Ermanno Olmi: «Il nostro Paese si sta assuefacendo a questa orribile cosa che è l’impunità – ha detto il grande architetto, di nuovo tra applausi scroscianti – e invece bisogna reagire. L’Italia è nostra, è la nostra identità, e non dobbiamo lasciarla a nessuno».

Olmi si è invece detto compiaciuto delle lacrime che aveva visto scorrere su qualche volto all’esecuzione degli inni: «É il modo con cui mostriamo il meglio di noi. Se l’Italia si commuove possiamo ancora sperare».

E’ TEMPO CHE ANCHE I POTENTI DICANO “BASTA!”, OPPURE STIANO ZITTI PER SEMPRE

Ecco, vorremmo che queste parole, e soprattutto gli applausi dei potenti a questi concetti (erano presenti fra gli altri Colaninno, Capello, Marzotto, Zonin, Romiti, Lella Costa e molti politici e imprenditori friulani), si trasformassero nella “rivoluzione del coraggio” auspicata da Frances Moore Lappé, in gesti e azioni concrete per dire Basta!, come hanno fatto ieri pomeriggio i manifestanti a Milano. È ora, adesso, di esprimersi pubblicamente, se si vorrà aver il diritto di parlare domani.

 

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DUE GIORNI TRA I COLTI E I POTENTI, DIVISI TRA SCORAMENTO E IMPOTENZAultima modifica: 2011-01-30T12:45:00+01:00da sergiofrigo
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