Mi ero ripromesso di non intervenire sul caso Battisti prima che si ufficializzasse la decisione di Lula, ma ora l’impressione è che i giochi siano fatti, e in più non sopporto l’ipocrisia e l’improvvisazione con cui viene trattato l’evento, e l’approssimazione politica con cui viene commentato tutto quello che l’ha preceduto e determinato.
Oggi dunque i titoli dei giornali e le dichiarazioni dei politici, soprattutto di centro-destra, trasudano di indignazione per l’affronto alla nostra dignità nazionale: hanno ragione, è uno schiaffo inaccettabile quello che ci arriva dal Brasile, che dimostra in questo modo di considerarci una democrazia a metà, incapace di tutelare i diritti, se non addirittura l’incolumità, dei propri cittadini condannati.
Ma c’è in pensiero che mi turba: non eravamo diventati autorevolissimi sulla scena internazionale? Il nostro presidente del Consiglio non veniva consultato abitualmente dai grandi della Terra sui problemi più spinosi? Non era amico di tutti, col suo approccio gioviale, le sue barzellette, le sue corna ai vertici e i suoi cucù alla Merkel?
SIAMO AI MARGINI DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
I dispacci di Wikileaks prima e il caso Battisti ora ci dicono, una volta di più, la verità su come viene considerato il nostro paese a livello internazionale, su quanto poco pesino le nostre posizioni, su quanto è screditata la nostra democrazia, se persino un modesto assassino seriale, seppure con amicizie altolocate, riesce a mettere in scacco il nostro governo, e ad ammantare di motivazioni politiche le sue azioni criminali. E il solito Gasparri ha il coraggio di dire che questa decisione “porrebbe il Brasile ai margini della comunità internazionale”! Il problema, caro Gasparri, è che ai margini della comunità internazionale ci siamo noi, e proprio grazie all’insipienza del governo.
Immagino che qualcuno dirà, a questo punto, ecco il solito che grida “piove, governo ladro”. Mi dispiace, ma non è così: anzi sono pronto a dire che se il nostro governo e il nostro premier riuscissero oggi a scongiurare in extremis la decisione di Lula, sarebbe per loro un grande successo, oltre che una grande soddisfazione per tutti gli italiani, a partire dai familiari delle vittime di Battisti.
IN COSA E’ MANCATO IL GOVERNO
Ma non posso non ricordare che un esito diverso della vicenda poteva e doveva essere costruito con pazienza certosina e impegno inflessibile, mettendo in campo le risorse della diplomazia, della politica e financo quelle dell’economia, oltre alle relazioni con una comunità italiana che in Brasile è fortissima. Doveva essere inoltre sviluppata una convinta e determinata mobilitazione culturale (Bondi che ci sta a fare, nel posto che occupa?), “arruolando” i nostri più apprezzati intellettuali per convincere i Garcia Marquez, i Bernard-Henry Lévy, i Daniel Pennac e il resto del’intellighentia internazionale sciaguratamente mobilitata in favore di Battisti, che l’uomo non è un perseguitato politico di un regime dittatoriale, ma un criminale regolarmente condannato da uno stato democratico.
TRA LULA E BERLUSCONI TRE INUTILI INCONTRI
Tutto questo il governo di coloro che oggi gridano e annunciano sfracelli contro il Brasile non l’ha fatto. Berlusconi negli ultimi 13 mesi ha avuto almeno tre faccia a faccia con Lula, uno in Italia nel novembre 2009, quando l’ha fatto incontrare con i campioni brasiliani del suo Milan, uno in America in aprile e uno a giugno in Brasile: di cosa ha parlato, con Lula, in quelle occasioni, se non anche del caso Battisti? Solo di economia, calcio e donne? Ora i risultati si vedono.
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2 risposte a CASO BATTISTI, L’ITALIA UMILIATA: ECCO PERCHÉ STAVOLTA E’ PROPRIO COLPA DI BERLUSCONI