IL DOPO ALLUVIONE: ALCUNE PROPOSTE PER LE URBANIZZAZIONI FUTURE

alluvione3.jpgDopo l’alluvione negli ambienti politici cominciano a circolare delle proposte per far fronte all’emergenza e predisporre rimedi al prevedibile ripetersi di fenomeni come quelli a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane.

A Padova, se non ho capito male, il vice sindaco Ivo Rossi sta lavorando all’ipotesi di consentire ai costruttori la realizzazione di nuovi volumi nelle aree più sicure del territorio comunale, in cambio della messa a disposizione di alloggi da destinare ai residenti nelle zone della città più soggette ad allagamenti: aspetto di conoscere i dettagli prima di giudicare, ma mi pare che il nodo sia cosa fare delle aree e delle case abbandonate dai vecchi proprietari: mi pare che l’operazione sarebbe accettabile solo se alla realizzazione delle nuove costruzioni corrispondesse l’abbattimento delle vecchie e la sostituzione dei terreni già urbanizzati con aree verdi o con invasi per il contenimento delle acque in caso di future alluvioni.

Concreta e interessante la proposta che Valter Vanni, considerato l'”uomo delle infrastrutture” del Pd veneto, ha avanzato ieri sul Gazzettino, e che allego sotto. Considerato che – in questi tempi di vacche magrissime – non avremo mai i soldi necessari per adeguare il sistema idraulico veneto (e italiano) agli effetti perversi dei mutamenti climatici e della modificazione dei suoli determinata dall’urbanizzazione selvaggia, nè si potrà bloccare la realizzazione di nuove infrastrutture (pena la paralisi dell’economia), mi sembra importante subordinarne la realizzazione a un esame severo sulla loro effettiva necessità e a una serie di “compensazioni” che ripristinino l’efficienza idraulica del territorio.

Veneto cementificato
È l’ora di detassare
le opere anti-alluvione

Mercoledì 24 Novembre 2010,
Le acque non sembrano placarsi in Veneto. Nel frattempo gli esperti hanno detto la loro sulle cause del disastro e per una volta sono tutti d’accordo: hanno pesato l’intensità e la concentrazione delle piogge, ha contribuito l’improvviso innalzamento delle temperature che ha provocato lo scioglimento delle nevi precocemente cadute sui rilievi, ma tutti considerano determinante la mancata realizzazione dei bacini di invaso e delle aree di espansione dei fiumi da utilizzare in caso di bisogno e tutti pensano che i processi di urbanizzazione spinta realizzati negli ultimi cinquanta anni e, in particolare negli ultimi venti, abbiano portato al collasso la rete di scolo dal più piccolo fosso ai fiumi maggiori.
Il successo economico che in quaranta anni ha trasformato il Veneto da terra di emigranti in area che ha bisogno di immigrati deriva anche dal fatto che la regione dispone del 56,4% del suo territorio dislocato in pianura (prima in Italia anche da questo punto di vista: 9,3% in più della Lombardia; 8,6% in più dell’Emilia; 3,2% in più della Puglia ), una grande ricchezza e una grandissima opportunità. La pianura veneta, divisa secondo Francesco Vallerani (“Acque a nordest”) in cinque maggiori bacini idrografici – Adige, Brenta, Piave, Livenza e Tagliamento – è, a differenza della pianura emiliana o di quella pugliese, una pianura irrigua, il che ha facilitato fin dai tempi più antichi l’insediamento umano. E il lavoro di tutte le generazioni di veneti ha via via arricchito il capitale fisso di questa piana in termini di sempre maggiore fertilità, di sempre maggiore salubrità e sicurezza creando le migliori premesse per il suo decollo industriale. È una forzatura sostenere che il sacrosanto riscatto dalla povertà e il desiderio di sottrarsi al destino della emigrazione forzata hanno attivato, negli ultimi decenni, un processo di crescita che ha utilizzato le risorse territoriali esistenti, fino ad intaccarne la riproducibilità? Se è vero come è vero che il tasso di urbanizzazione del Veneto è stato superiore alla già alta media nazionale e se è vero che un ettaro di territorio agricolo genera 10 litri di acqua al secondo e un ettaro di area urbanizzata 150/200 litri al secondo, restituire permeabilità a quanto più suolo possibile costituisce una scelta necessaria sia per prevenire i danni alle aziende e alle abitazioni sia per ridurre il rischio di catastrofici eventi alluvionali.
Che fare? Ritengo sia del tutto fattibile oltre che sommamente opportuno estendere la possibilità di detrarre dalle tasse non solo, come oggi, gli interventi di ristrutturazione delle abitazioni, ma anche gli interventi finalizzati a rendere permeabili i piazzali delle aziende, i parcheggi dei centri commerciali e delle discoteche fino a quelli dei ristoranti e delle pizzerie, nonché i cortili e tutte le altre pertinenze condominiali private; contemporaneamente i Comuni possono rendere permeabili tutti gli spazi pubblici che non esigano asfalto per esigenze funzionali. Incentivare la mobilitazione di risorse private sollecitate a garantire più sicurezza per sé e per tutti è del tutto coerente con il meccanismo di crescita messo in atto fin qui e potrebbe produrre un consistente risparmio delle spese che si rendono sempre più spesso necessarie per riparare i danni dovuti a eventi che è possibile evitare.
Valter Vanni

ex consigliere Regione Veneto

IL DOPO ALLUVIONE: ALCUNE PROPOSTE PER LE URBANIZZAZIONI FUTUREultima modifica: 2010-11-25T02:46:56+01:00da sergiofrigo
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