LE SCELTE DELLA CARITAS DI FOLIGNO: UNA RISPOSTA DA PADOVA

Un significativo silenzio ha accolto, anche nel nostro blog, la pubblicazione della notizia che la Caritas di Foligno, di fronte all’aumento dei poveri che si rivolgono alle sue strutture e a una diminuzione delle risorse disponibili, ha deciso di privilegiare l’aiuto ai residenti (come farebbe un qualsiasi assessore al sociale leghista, osservo).

Notizia scomoda, risposta imbarazzante, posizioni difficili da mettere a punto per tutti, anche per coloro che hanno l’accoglienza e la solidarietà come proprie ragioni di vita. Ma siamo qui anche per questo.

Ecco come commenta suor Maria Cristina Ripamonti, vice direttrice della Caritas diocesana di Padova:

“La scelta va contestualizzata e capita a partire dai numeri con cui hanno a che fare a Fologno, e con le risorse di cui dispongono. Sarebbero dati da approfondire per avere una visione più precisa della cosa, e io questi dati non li ho; non so in particolare se si tratta di una scelta momentanea legata all’esaurimento delle risorse, oppure di una decisione definitiva. Posso dire in generale che si tratta di una riflessione comune anche a noi: si riflette in particolare sull’opportunità di aiutare più approfonditamente qualcuno, in relazione alle risorse disponibili, oppure di dare a tutti qualcosa ma senza arrivare a risolvere alla radice le loro difficoltà. È un discrimine su cui anche noi stiamo dibattendo. Certo a livello valoriale piacerebbe aiutare tutti e in maniera risolutiva, ma bisogna sempre confrontarsi con le risorse disponibili”.

E come sono, nel vostro caso?

“Noi non ancora giunti a questo bivio, le nostre risorse ci permettono di aiutare tutti, in parte. È un’opportunità che continuiamo ad avere anche in questo contesto in cui la crisi e le politiche sociali del pubblico vanno in una certa direzione e fanno crescere la domanda sociale. Comunque i tagli, seppure non drastici, ci sono anche da noi, seppure non nel sociale e nell’emarginazione grave, e si registra pure una diminuzione delle offerte dei fedeli. Per questo una seria riflessione sulle nostre strategie di risposta va fatta”.

Cosa ne pensa del criterio della residenzialità nell’erogazione degli aiuti?

“Ha un suo senso, che non sta nell’appartenenza o meno al territorio, ma nei percorsi sociali della persona, nella possibilità di lavorare con i servizi locali: accogliere la domanda di chi non è residente vuol dire prenderselo in carico in toto, ma se viene meno il supporto pubblico, per noi diventa tutto più complicato. Per cui l’aiuto è effettivamente più efficace nel caso di persone del territorio”.

Ma se non chi chiede non è residente, tipo l’immigrato?

“Questo effettivamente può essere un problema aggiuntivo”.

 

 

LE SCELTE DELLA CARITAS DI FOLIGNO: UNA RISPOSTA DA PADOVAultima modifica: 2010-09-15T12:17:00+02:00da sergiofrigo
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