Mentre l’amico Paolo Rumiz è in giro per l’Italia col suo tour garibaldino per La Repubblica, le camicie rosse venete hanno “colpito” di nuovo, sempre con spirito ironico e non-violento, e lo hanno fatto ad Asiago.
Qualcuno si chiede se sono stati gli stessi che ai primi di agosto, con il blitz a Montecchio Maggiore, hanno scalato un’alta ciminiera ed esponendo il tricolore italiano. Oppure potrebbe essere stato un altro “commando”, sempre mosso dall’intenzione di far sapere agli italiani che in giro non ci sono solo camicie verdi?
Sin dalle prime ore del mattino del 12 agosto, comunque, nel Parco della Rimembranza di Asiago, i passanti hanno potuto vedere il monumento dedicato al Generale garibaldino Cristiano Lobbia rivestito con il “bonetto” rosso in testa e con una mantellina altrettanto rossa che spiccava decisa tra il verde del parco. Il copricapo, simile a quello in uso alle truppe di Garibaldi, ricordava quello dei “Cacciatori delle Alpi”. 
A tracolla del Generale c’era pure una bisaccia in stoffa, contenente un tipo di polenta detta “considera”, antico piatto della tradizione culinaria cimbra altopianese, e una bottiglia con dell’acqua attinta dalla sorgente della Val Renzòla, un torrente dell’Altopiano di Asiago. Che siano da cogliere dei riferimenti alle antiche tradizioni locali da preservare e alle recenti discusse privatizzazioni dell’acqua potabile?
Il busto in bronzo era infine circondato da alcuni cartelli contenenti diversi messaggi, riportanti dei brani tratti dalla biografia del Lobbia, che fu un esponente di primissimo piano dell’esercito dell’Eroe dei due mondi. Uno di questi messaggi recita: “Cristiano Lobbia, patriota. Urlò a Garibaldi: ‘Aspettatemi!’. Garibaldi, conoscendo il suo valore di comandante della Legione Cimbrica, l’attese e gli consegnò un battaglione di Cacciatori delle Alpi, divenuto poi Corpo degli Alpini”. Un altro racconta di una vicenda accaduta mentre il Lobbia ricopriva la carica di parlamentare, quando fu aggredito anche con una bastonata in testa che lasciò un’evidente infossatura sul suo cappello, inaugurando così la moda del cappello “alla Lobbia”.
L’azione non va assolutamente confusa con un atto vandalico, anche perché non deturpa e non rovina in alcun modo il monumento in bronzo.
Fa pensare comunque che di questi tempi esaltare le gesta di Garibaldi – forse l’unico eroe italiano riconosciuto e amato davvero in tutto i mondo – sia considerato un atto quasi rivoluzionario, e persino in qualche modo anti-governativo…
Grazie a Giuliano Dall’Oglio per la segnalazione e le foto.