KAREN, UCCISA NELL’AFGHANISTAN PIU’ ARRETRATO, E LA REGRESSIONE CULTURALE NEI NOSTRI PAESI

Karen.jpgHo letto in ritardo, e mi ha commosso e colpito, il diario della giovane dottoressa Karen Woo, uccisa nei giorni scorsi dai talebani in Afghanistan, pubblicato da Repubblica domenica. Ecco sotto il link della pagina:

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Ma c’è un aspetto particolare che vorrei segnalarvi di questo diario. E’ il passaggio in cui lei scrive “Questo è un posto molto diverso dall’Inghilterra e le gerarchie sociali e familiari sono molto forti. Gli aspetti positivi sono la generosità, la capacità di condividere malgrado la mancanza di cibo, spazio e soldi; quelli negativi sono la rigidità del sistema, la sicurezza nel conformismo e quindi la mancanza di coraggio di rompere lo stampino per mostrare la propria individualità. E’ difficile da spiegare ma tentare di assumere un comportamento diverso dal normale significa venire subito condannati”.

E’ l’eterno conflitto fra appartenenza e libertà, e fra comunità e individuo, che si sperimenta specialmente nelle società arretrate, nelle fasi di passaggio fra un sistema e l’altro, ma anche nel confronto fra culture diverse.

Poi mi è venuta in mente, a questo proposito,  l’intervista che ho fatto nei giorni scorsi per il Gazzettino Enego.jpgall’ex “visagista delle dive”, Diego Della Palma, ora imprenditore dei cosmetici e scrittore e personaggio televisivo (tutt’altro che stupido) che presentava un libro e annunciava il suo addio a Enego, il paese natale, accusando un cima generalizzato di grettezza, pruderie (lui è omosessuale), chiusura culturale.

E ho pensato con dolore – essendo io altopianese – a come dalle nostre parti (ma siamo in buona compagnia) riusciamo a conciliare invece modernità e oscurantismo, ricchezza e conformismo…

Io credo – l’ho scritto anche nel mio libro “Caro Zaia…” – che i decenni scorsi abbiano registrato ovunque in occidente una vera e propria “marcia trionfale” dell’individuo moderno (protetto dal ricco welfare e da un sistema di regole condivise) verso la sua liberazione da ogni legame e la sua piena realizzazione personale, l’affrancamento dalle appartenenze e la fedeltà ai valori di un tempo. Una condizione di cui hanno beneficiato più o meno tutti gli strati sociali, a partire dai ceti più istruiti e progressisti, e che ha naturalmente coinvolto anche quelle che la Chiesa considerava le sue roccaforti (il Belgio o la Spagna, per dire, e naturalmente il Veneto). Quanti di noi nei decenni scorsi sono usciti dalle famiglie, quanti hanno abbandonato la propria terra per seguire opportunità professionali o nuovi amori, quanti “foresti” sono arrivati nelle nostre terre, quanti legami si sono allentati fino a strappare le reti delle relazioni sociali?

Poi però gli effetti perversi della globalizzazione economica e della mondializzazione culturale, ma soprattutto il dilagare dell’insicurezza sociale e della crisi, hanno momentaneamente frenato questo processo, riportando in auge, nelle comunità ristrette e nelle famiglie, bisogni di appartenenza e di protezione dal diverso estremamente regressivi. Ecco cosa ci sta succedendo intorno in questo momento.

eggiGiornale.php?TipoVisualizzazione=1&CodSigla=PG&NumPagina=27&AnnoPagina=2010&MesePagina=08&GiornoPagina=10&NumTestatina=

 

KAREN, UCCISA NELL’AFGHANISTAN PIU’ ARRETRATO, E LA REGRESSIONE CULTURALE NEI NOSTRI PAESIultima modifica: 2010-08-12T01:40:00+02:00da sergiofrigo
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