VENEZIA-PARIGI, LIASON DANGEREUSES. NOTRE-DAME NELLE PAGINE DEI NOSTRI SCRITTORI

Venezia e Parigi, diverse in tutto ma unite da un fitto intreccio di scambi, relazioni, tradimenti, riparazioni, apprezzamento, gelosia, rivalse, suggestioni. L’andirivieni di artisti, scrittori, intellettuali, mercanti, mecenati, fra le due capitali culturali d’Europa è stato costante nei secoli, alimentando la fioritura e la diffusione di idee, valori, movimenti artistici, mode.
Gli esempi sarebbero innumerevoli, ma – anche senza scomodare Casanova e Goldoni – preferisco condividere senza nessuna pretesa di essere esaustivo alcune testimonianze che vedono protagonisti alcuni scrittori veneti più recentinotre-dame-incendio, incentrate in particolare su Notre Dame, 
IMG_3539simbolo ferito di una civiltà e di un immaginario che sono anche profondamente nostri.

La prima si deve a Goffredo Parise, che fu inviato a Parigi, ed è tratta da “Lontano”, un libro che raccoglie racconti e brevi reportage del grande giornalista/scrittore vicentino pubblicati nell’omonima rubrica del Corriere tra l’82 e l’83, tre anni prima di morire.
“Mi dirigevo verso il Jardin des Plantes, il cui nome bastava da solo a rispolverare dalla memoria (allora sembrava lunga ma era corta) il tuffo fatale di Nemecsek ne “I ragazzi della via Pal”, quel tuffo che lo porta morente tra le braccia dell’amico Boka nella battaglia finale.
Ma soprattutto era Matisse e anche Pissarro che nella notte apparivano e sparivano come fosse giorno con i loro colori sfavillanti e puntigliosi tra le piante del Jardin. Finchè, costeggiando il Jardin, non appariva illuminata Notre-Dame. Da cui prendevo un taxi fino a quella rue Washington, quasi all’altro capo della città, dove stava il misero alberguccio scelto al primo arrivo a Parigi e in quel periodo sempre mantenuto. Chi ne sapeva, allora, dell’escalation all’hotel d’Isly o Pont Royal, o Crillon, o Ritz?”

Ed ecco un brano da “Ombra abitata”, romanzo che si dipana proprio all’ombra della cattedrale, del veneziano Alberto Ongaro (scomparso un anno fa), altro giornalista/scrittore molto legato alla Francia. Qui il protagonista, che ha riconosciuto in una foto la ragazza che l’aveva abbandonato brutalmente 27 anni prima, ricostruisce il doloroso momento della rottura.
“Ricominciò a provare un dolore acuto, maligno, incurabile, un senso di perdita dal quale poteva a malapena proteggersi alzandosi dal letto, voltandole le spelle, rivestendosi lentamente, e intanto cercando di pensare ad altro, ai rumori del traffico che arrivavano soffocati fino alla camera, alle campane di Notre-Dame, magari anche al gobbo della cattedrale con il viso di Charles Laughton, là nell’isola in mezzo alla Senna, ai turisti del bateau mouche, a qualsiasi cosa lo aiutasse ad accumulare distanza o a erigere fortilizi fra sé e la straziante consapevolezza di quello che Rose aveva detto (…)
Scesi dalla macchina e mentre Edmond la chiudeva alzai lo sguardo verso gli alti balconi fioriti da dove tante volte, tanti anni prima, senza mai assuefarmi alla sua magnificenza, mi ero soffermato a guardare il paesaggio che c’era davanti, la cattedrale, la piazza l’Hotel-Dieu, il ponte leggero che portava all’adorno irregolare rettangolo dell’Ile Saint-Louis dove i ricchi vivevano…”
Anche in un altro romanzo di Ongaro, “Passaggio segreto”, compare la cattedrale coi suoi dintorni, sfondo su cui si proiettano i destini incrociati di alcun personaggi tra realtà e letteratura, tra Venezia e Parigi.

Ma il legame più stretto fra Venezia e Parigi è sicuramente quello vissuto da un autore vivente, Andrea Molesini, vincitore del Premio Campiello nel 2011, di cui è appena uscito un nuovo libro, “Dove un’ombra sconsolata mi cerca”. Molesini vive alcuni mesi all’anno proprio a Parigi, e in Francia è conosciuto e apprezzato. Nella capitale francese è ambientata qualche pagina de “La solitudine dell’assassino”, del 2016, ma è nel romanzo breve “Presagio”, del 2014, che a fae da sfondo ad uno degli snodi decisivi della trama è proprio Notre-Dame. Il libro si svolge alla vigilia della Grande Guerra all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, creato dal nonno dell’autore, Nicolò Spada, che è anche uno dei protagonisti. L’altra protagonista è un’affascinante e misteriosa giovane nobile italo-austriaca presente al Lido per oscuri motivi, che rimandano proprio a qualcosa avvenuto all’ombra della Cattedrale, ad una duplice relazione da lei intrecciata con un professore della Sorbona, e con il figlio di lui.
“Lo amavo. Lo amavo perchè sapeva prendermi e tenermi stretta e trattarmi bruscamente quando serviva ma io, malgrado la sua… forza… ero certa, sempre, di tenerlo in pugno. Perchè lo facevo sentire potente, unico. Era mio. Non gli dissi mai di quel ragazzo che mi faceva la corte. Non potevo sapere. Credevo fosse orfano. Mi aveva detto così, per rendersi interessanta agli occhi di una donna desiderata n po’ da tutti. Fu a quel ristorante, sulla Senna, proprio davanti a Notre-Dame, Gustav mi ci aveva portato per dichiararmi il suo amore eterno. Io ero imbarazzata, ma…
– Lusingata?
– Si certo, anche lusingata. Fu un colpo quando vidi Victor entrare con due colleghi dell’università.
Non ci vide subito. Ma quando passò accanto al nostro tavolino mi salutò, fingendo di conoscermi appena. Fu allora che Gustav si girò e si mise a balbettare uno stentato “Buonasera, padre” Mi sentii morire dentro”.

VENEZIA-PARIGI, LIASON DANGEREUSES. NOTRE-DAME NELLE PAGINE DEI NOSTRI SCRITTORIultima modifica: 2019-04-19T02:27:56+02:00da sergiofrigo
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2 risposte a VENEZIA-PARIGI, LIASON DANGEREUSES. NOTRE-DAME NELLE PAGINE DEI NOSTRI SCRITTORI

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