BITONCI E LA FIERA DELLE PAROLE: UNA VISIONE AUTORITARIA DELLA CULTURA

FieraParoleLogoMa pensavate sul serio che il “sindaco di tutti” potesse tollerare che metà dei suoi concittadini (quelli che non lo votano) si sollazzassero in giro per la “sua” città per quasi una settimana, irridendo i “suoi” valori e ignorando i “suoi” desiderata, nelle “sue” sale e a “sue” spese?

C’è semmai da stupirsi che abbia graziosamente concesso di tenere la manifestazione lo scorso anno (forse non ha fatto in tempo a cancellarla, forse aveva – allora – un assessore che gli faceva argine).

Non intendo qui entrare nel merito del livello qualitativo della Fiera delle Parole e delle sue modalità organizzative, se non per dire che un’amministrazione pubblica che tira fuori dei soldi ha diritto di dire la sua (ovviamente in proporzione ai soldi che ci mette) sui criteri di fondo che la devono ispirare: poteva chiedere, in altre parole, una presenza più equilibrata degli ospiti (purché scelti per il loro rilievo culturale e non per l’appartenenza politica) ma non porre dei veti su chi dev’essere invitato e chi no; ma in questo purtroppo si esprime la natura autoritaria della Lega Nord (già notata sulla questione dei libri “gender”) e la sua concezione “padronale” della cultura.

COSTI E BENEFICI RISPETTO A PORDENONELEGGE

Vorrei soffermarmi piuttosto su altri due aspetti, i numeri della manifestazione e l’alternativa escogitata da Bitonci. Sul primo punto posso dire che il rapporto costi-benefici della Fiera delle Parole (coi suoi circa 100mila euro annui per 70mila presenze) è elevatissimo: Pordenonelegge, ad esempio, costa cinque-sei volte tanto, ma questo gli consente di richiamare un parterre di ospiti internazionali in grado di attirare molto pubblico da fuori provincia. A certe condizioni Padova (che già faceva registrare molte “prime” letterarie) sarebbe potuta diventare concorrenziale anche su questo terreno, con significative ricadute turistiche, ma Bitonci preferisce sistematicamente cassare iniziative positive per la città (lo si è già visto coi mediatori culturali) se non sono in linea col suo massimalismo ideologico.

L’INCOGNITA SGARBI PREFERITA ALLE RISORSE CITTADINE

sgarbiIl secondo punto è l’alternativa-Sgarbi, individuata dal Comune. Forse qualcuno dovrebbe spiegare a Bitonci & c. che la Sgarbi che si occupa di libri e organizza festival letterari, in famiglia, è la sorella, e non l’inflazionatissimo fratello critico d’arte. L’uomo è vulcanico, pieno di idee (e di impegni altrove), ma piuttosto inaffidabile (chiedere a Giustina Destro) e soprattutto non lavora gratis, a differenza di Bruna Coscia e dei suoi amici volontari: vedremo cosa riuscirà a escogitare nei pochi mesi che ci separano dall’autunno (data prevista per la manifestazione), quanto costerà alle casse comunali, quanto pubblico riuscirà ad attrarre, e se riuscirà a dialogare con le realtà padovane impegnate nella cultura.

E poi saranno contenti i padovani di farsi organizzare le proprie iniziative dall’alto, a caro prezzo, da un “vip” foresto per quanto famoso, mettendo da parte e mortificando le risorse umane che ci sono in città?

BITONCI E LA FIERA DELLE PAROLE: UNA VISIONE AUTORITARIA DELLA CULTURAultima modifica: 2016-01-23T14:13:53+01:00da sergiofrigo
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