Affidandomi temerariamente agli istant poll, direi che sta vincendo il centrosinistra, ma la soddisfazione finisce qui, ora cominciano i pensieri. Perché quello che riceve oggi Bersani non si può certo definire un mandato pieno, lo diventa solo grazie a una cattiva legge elettorale. La realtà che ci sta dietro, e che la legge “corregge”, è un paese estremamente diviso e arrabbiato, che si ribella o si astiene, che non si riconosce in nessuna delle ricette che gli sono state presentate, che non si affida a nessuno dei leader che si sono candidati ad interpretarle (e che coltiva nostalgie – come quella per Berlusconi – di cui si vergogna tanto da non osare confessarle ai sondaggisti).
A DIRE SI AI VINCITORI SOLO UN ELETTORE SU QUATTRO
Questo è tanto più vero se correliamo i dati provvisori relativi ai voti espressi a quello sui non votanti, che sono circa il 25%. Significa che il terzo di consensi alla coalizione vincente (chiunque sia) corrisponde in realtà a circa un quarto del corpo elettorale.
Con questa forza limitata Bersani (se sarà lui, tutto dipende dalla Camera) si dovrà caricare sulle spalle il problema della governabilità del Paese, e la somma di problemi reali che tutti conosciamo. Dovrà fare – parafrasando le sue dichiarazioni pre-elettorali – come se avesse ottenuto il doppio dei voti, cioè il famoso 51%.
Ancora una volta (quasi come nel 2006) un paese stanco della destra non si affida alla sinistra, non ci investe e non si fa coinvolgere. Un risultato che è lo specchio realistico di un paese sfibrato e disilluso.
Una risposta a ELEZIONI, LO SPECCHIO DI UN PAESE SFIBRATO