DALL’EX JUGOSLAVIA AI CARTELLI BILINGUI IN ALTO ADIGE: L’ARROGANZA DELLE MINORANZE

Cartelli.jpegGirando per i paesi dell’ex Jugoslavia e ragionando sulla loro tragica storia recente (e su quanto male hanno potuto farsi reciprocamente le diverse componenti etniche), ho avuto come un corto circuito su una vicenda minima di casa nostra, la pretesa del presidente della Provincia di Bolzano Durnwalder e dell’Svp di rimuovere le scritte italiane dalla segnaletica in montagna.

Anche se conosco e in parte giustifico i motivi (storici e culturali) del malumore dei sud-tirolesi in materia, non riesco a non considerare questa loro impuntatura una vera e propria provocazione a freddo contro lo stato di cui sono parte (e che consente all’Alto Adige i livelli di ricchezza che conosciamo) e soprattutto contro la comunità italiana a cui vivono accanto, ma anche contro i molti turisti del Bel Paese che li vanno a “trovare”, lasciando nel loro territorio – ai loro alberghi, ai negozi, agli impianti di risalita –  somme ingenti.

Io, ad esempio, passo ogni anno qualche giorno di vacanza in Alto Adige (lo chiamo così, e non Sud Tirolo, come mia rivalsa personale contro la decisione di Durnwalder), e trovo che la bellezza dei luoghi, la qualità dell’ambiente e delle strutture, la professionalità delle persone, compensino quello che (solo a volte) manca in calore umano.

ITALIANI CITTADINI DI SERIE B? E IO NON CI VADO!

Quest’anno però, proprio a causa di quella impuntatura dell’Svp, o meglio a causa di quello che ci sta dietro, ho deciso di starne alla larga: perché dietro ci leggo la volontà di non riconoscere ai vicini di casa che parlano un’altra lingua il diritto di essere considerati cittadini di seria A; e ancora peggio la volontà di negare loro la dignità di un apporto culturale e umano, prima ancora che linguistico, alla definizione dell’identità alto-atesina: come se si dicesse “noi soli – per diritto di sangue – siamo i padroni di questa terra, della sua identità e del suo futuro, voi potete essere al massimo degli ospiti tollerati” (e magari temporanei). Un principio che, se ricordate, nell’ex Jugoslavia ha portato alla negazione della storia, all’intolleranza reciproca, alle pulizie etniche e alle guerre.

QUANDO LE MINORANZE DIVENTANO MAGGIORANZE

E non posso non pensare a un altro aspetto di queste vicende, che colpisce a fondo chi come me ha sempre avuto il sacro rispetto per le minoranze, le appartenenze, le piccole patrie: chi con maggiore forza richiede il rispetto della propria diversità, è il primo a dimenticarsene quando tocca a sua volta esercitarlo. Perché sono anche le minoranze, nel luogo in cui diventano maggioranze, ad esercitare con più passione la vocazione arrogante a discriminare le loro minoranze interne, soprattutto se queste minoranze (come gli italiani in Sud-Tirolo, ma come a suo tempo anche i serbi nelle Krajne in Croazia) fanno parte della maggioranza nazionale. Piccole rivalse che portano, solo a volte, per fortuna, a grandi tragedie.

CartelloIstria.jpgEn passant: come sanno i molti connazionali che la frequentano, nell’Istria dei dispetti anti-italiani del passato, con i soldi dei turisti da anni sono tornati cartelli e reclame in italiano dappertutto, con una forma di colonizzazione economica e “culturale” persino imbarazzante.

 Aggiungo al post un interessante articolo in materia segnalatomi dall’amico Giovanni Accardi, dall’Alto Adige di oggi.

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GLI SVILUPPI DELLA QUERELLE IN ALTO ADIGE

Toponimi, ultimatum del Pd all’Svp

di Marco Angelucci*

 

Sulla toponomastica Pd e Verdi alzano i toni. Nel centrosinistra alleato dell’Svp l’indulgenza nei confronti del presidente Durnwalder è finita. «Questa seconda commissione sulla toponomastica è una presa in giro» tuona il segretario del Pd Antonio Frena che parla di sistemi antidemocratici che manco Gheddafi avrebbe il coraggio di usare. Dura anche Brigitte Foppa, portavoce dei verdi. «L’esclusione degli italiani dell’Alto Adige è un brutto segnale per la convivenza». Anche Roland Lang dell’Heimatbund parla di mercato delle vacche ma l’Svp sembra star compatta dietro al Landeshauptmann. Richard Theiner, numero uno della Stella Alpina, si limita a dire che le nomine della nuova commissione sono state concordate con il partito.Sulla toponomastica la pazienza del Pd sembra essere finita. Già il vicepresidente della giunta Christian Tommasini aveva sottolineato che le conclusioni della prima commissione di esperti erano l’asticella sotto cui non scendere, ora il segretario del suo partito rincara la dose. «Questa seconda commissione politica mette in chiaro Frena mi sembra solo una presa in giro nei confronti dei cittadini. Siccome il responso di quella precedente non era piaciuto allora se ne fa un altra? È un esproprio di democrazia nemmeno Gheddafi usava certi metodi». Secondo il segretario del Pd è impensabile che dopo tutti questi anni il problema della toponomastica non sia stato risolto. «In questa nuova commissione non vedo grandi glottologi o esperti di cartografia. Mi chiedo come possano loro risolvere il problema se quella precedente, fatta di tecnici, non ci è riuscita. Ora non ci resta che aspettare la terza commissione ma siamo stufi vogliamo risultati e non più chiacchiere: chi non è riuscito a risolvere il problema con gli strumenti della democrazia in tutti questi anni dovrebbe farsi da parte». Il riferimento a Durnwalder è chiaro ma ce n’è anche per il ministro Fitto. «Ha dimostrato di essere un degno rappresentante di questo governo che chiacchiera tanto e nel concreto non fa nulla. Non era pensabile che un ministro del governo Berlusconi risolvesse il problema della toponomastica».Parole come macini che dimostrato lo stato dei rapporti nell’alleanza Pd-Svp che sulla toponomastica rischia di andare in frantumi. All’opposizione in Provincia, i verdi sono alleati di Pd ed Svp in diversi comuni. Il giudizio sull’operato di Durnwalder è analogo a quello del Pd. «Non credo che da nuova commissione usciranno decisioni positive per la convivenza» avverte Brigitte Foppa, consigliera comunale a Bolzano e portavoce provinciale del partito ecologista. «Il fatto che siano stati esclusi gli italiani dell’Alto Adige (della commissione fanno parte il prefetto Fulvio Testi e Riccardo Carpino, capo di gabinetto del ministro ndr) è particolarmente preoccupante. Noto sempre di più la tendenza dell’Svp ad identificare gli italiani dell’Alto Adige con lo Stato: creare una commissione politica senza alcun rappresentante altoatesino mi sembra grave. La convivenza non ne guadagnerà di sicuro, anzi».La destra tedesca intanto alza i toni e l’Heimatbund chiede apertamente le dimissioni del ministro delle Regioni. «Siamo di fronte ad un mercato delle vacche ma in gioco ci sono i nomi delle montagne, dei rifugi e delle frazioni» scrive Roland Lang che cita tutte le inchieste in cui è stato coinvolto l’attuale ministro delle Regioni. «Solo le dimissioni di Fitto a causa dei suoi problemi giudiziari potranno salvarci da un accordo che legalizzerebbe i toponimi fascisti inventati da Tolomei» tuona Lang.L’Svp però è compatta dietro al Landeshauptmann. «La questione riguarda il presidente ma nomi di Martha Stocker e Arno Kompatscher sono stati concordati con il partito» taglia l’Obmann della Stella Alpina, Richard Theiner.

*dal Corriere dell’Alto Adige, 23 agosto

DALL’EX JUGOSLAVIA AI CARTELLI BILINGUI IN ALTO ADIGE: L’ARROGANZA DELLE MINORANZEultima modifica: 2011-08-26T13:17:00+02:00da sergiofrigo
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