Infuria nel mondo politico il dibattito sull’opportunità o meno di pubblicare le intercettazioni, e anche il Pd si dice disponibile a una stretta che impedisca la diffusione di quelle penalmente irrilevanti. Molte di quelle che circolano in questi giorni probabilmente lo sono, anche se mettere all’opera qualcuno (nella fattispecie l’ex magistrato Papa, ora parlamentare Pdl) per sapere quali indagini sono in corso, e poi comunicarlo ai diretti interessati, mi pare che qualche piccolo rilievo penale c’è l’abbia… Per dire: non credo che all’estero Gianni Letta sarebbe ancora al suo posto, dopo quello che ha ammesso dei suoi rapporti col faccendiere. Ma sappiamo da tempo che in Italia il sistema politico, e anche buona parte dei cittadini, hanno un livello di sopportazione molto elevato in fatto di etica pubblica.
LE VERITÀ PIÙ VERE, PERCHÉ DOVEVANO RESTARE NASCOSTE
Detto questo, rilevo una volta di più che le intercettazioni sono politicamente e sociologicamente significative, perché a differenza delle dichiarazioni rese pubblicamente, rivelano squarci di verità più vera proprio in quanto si riteneva che sarebbero rimasti nascosti. Ad esempio, al di là delle dotte analisi dei politologi, cosa c’è di meglio della chiacchiera telefonica di uno saldamente insediato nella stanza dei bottoni, come Bisignani, per sapere come sta realmente il governo? Di quale considerazione goda Berlusconi fra i suoi, fra coloro con cui condivide scelte politiche e pubbliche affermazioni di stima? Che cosa pensino davvero della situazione italiana coloro che nei talk show, in parlamento, nei comizi, esaltano le gesta dell’esecutivo?
Abbiamo rilevato spesso lo scollamento fra reale e virtuale che caratterizza il dibattito pubblico nel nostro paese. Grazie alle intercettazioni ne abbiamo la dimostrazione tangibile.
Ecco cosa ne scriveva, nel suo editoriale di ieri, il direttore della Stampa Mario Calabresi.
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Una risposta a LE INTERCETTAZIONI E LA SALUTE DEL GOVERNO: IL RE È NUDO