INTERCETTAZIONI, IL LINGUAGGIO SVELA CHE NON SONO AMICI, MA SOLO COMPLICI

Briatore.jpgUn amico è una persona di cui possiamo parlare male esclusivamente quando egli è presente. E che ovviamente difendiamo quando gli altri ci parlano male di lui.

Cosa sono dunque le Santanchè, i Briatore, i Fede, le Brambilla, i Masi, le Prestigiacomo, i Feltri, stando a quanto emerge dalle intercettazioni di Bisignani, dove ognuno di loro sparla dell’altro? Sono complici, non certo amici.


TUTTI PARLANO MALE DI TUTTI MA SI STRINGONO INSIEME PER DIFENDERE I PROPRI INTERESSI

Se ci pensate, è questa la parte più interessante (e anche molto triste, direi) dei colloqui intercettati, molto più delle manovre, che considero purtroppo scontate e persino politicamente trasversali, per aiutare nella carriera e negli affari questo o quel “compagno di merende”. C’è il ministro Michela Brambilla, che per Bisignani è “una stronza, brutta come un mostro, mignotta come poche”; c’è la Prestigiacomo, che sostiene che Berlusconi non è intelligente e le da’ sempre vinte alla Carfagna; c’è Feltri, che secondo Enrico Cisnetto ne dice di tutti i colori su Berlusconi; c’è soprattutto la coppia Briatore-Santanchè, soci in affari oltre che grandi amici, almeno finché c’è da sparlare degli altri: non si sono ancora sedate leSantanchè.jpeg polemiche per le loro dichiarazioni al telefono su Berlusconi “malato” di sesso, Fede disonesto e il governo allo sbando, ed ecco che nelle nuove registrazioni c’è lui, il padrone del Billionaire, che dice di lei a Bisignani: “È una cretina, non si merita un cazzo. Guarda io la conosco da trent’anni… lei anche se fa una roba per te la fa in funzione che te un giorno la fai il doppio per lei… E oltretutto è inadeguata a ricoprire quel ruolo (sottosegretario, ndr)”.

E si potrebbe continuare, richiamando anche le cose tremende che dicevano sul presidente del consiglio le escort ingaggiate per le feste di Arcore (ricorderete tutti il tormentone sul “culo floscio” di Berlusconi, ad opera della favorita, Nicole Minetti).

Insomma, da quelle parti ci si odia e ci si disprezza cordialmente (anche se anni fa in un suo libro G.A. Stella aveva registrato che anche tra i maggiorenti della sinistra prevaleva la logica dei lunghi coltelli): salvo poi tornare a fare squadra non per difendere le persone, ma i comuni e biechi interessi.

PARLANDO MALE COMUNICHIAMO LA NOSTRA DISPONIBILITÀ A COMPORTARCI PEGGIO

Ecco perché sostengo che essi sono complici (dice il vocabolario: implicato con altri in un’azione delittuosa o cattiva, da cui trae benefici): ma c’è un altro riscontro, ed è ancora una volta nel linguaggio usato. Se ci fate caso anche nella nostra quotidianità il segnale stiamo prendendo parte a qualcosa di riprovevole (o anche solo politicamente scorretto) è quando in un dialogo cediamo sul lessico, oltre che sul tono complessivo del discorso. In questo modo avvertiamo implicitamente il nostro interlocutore della nostra disponibilità a sbracare: e si può trattare di battute a sfondo sessuale, sui gay o sulle donne magari, attraverso le quali ribadiamo la nostra comune identità sessuale; oppure di ammiccamenti su reciproci favori più o meno leciti, o di alleanze contro qualcuno (un collega, i “terroni”, e – perché no? – gli ebrei).

Masi.jpegEcco, l’azzimatissimo Masi che con Bisignani usa parole come “fare le pompe a un toro” o “sborrone” è esattamente questo che sta dicendo: “Siamo parte dello stesso gioco”. Un gioco in cui non sono previsti rapporti umani, ma sono relazioni di forza e di interesse.

INTERCETTAZIONI, IL LINGUAGGIO SVELA CHE NON SONO AMICI, MA SOLO COMPLICIultima modifica: 2011-06-24T12:01:00+02:00da sergiofrigo
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