LA DONNA CHE AGONIZZA NELL’INDIFFERENZA È LA VITTIMA DI UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ INDIVIDUALIZZATA

 

Stasera mi chiedevo un mucchio di cose, mentre guardavo in televisione la vicenda della giovane donna romena mandata in coma da un giovane bullo romano. E prima di tutto mi domandavo come se ne sarebbe parlato sui media e nei dibattiti fra i politici se le parti fossero invertite, cioè se la vittima fosse stata italiana e l’aggressore un immigrato: saremmo nel pieno di un delirio xenofobo!

Poi mi chiedevo che cosa stesse passando nella testa delle trenta persone che si vedevano alla televisione mentre aggiravano il corpo della giovane morente nella metropolitana e tiravano via. Vergogna, rimorso, timore di essere riconosciuti, ancora indifferenza? Oppure sotto sotto un certo compiacimento per aver avuto il sangue freddo per non lasciarsi invischiare in una brutta storia?

Poche ore prima c’era stata la vicenda del tassista massacrato di botte a Milano per aver investito un cane, e la terribile sequela di interviste televisive in cui la gente del quartiere non si faceva riprendere dalle telecamere oppure ribadiva la sua ritrita filosofia esistenziale: “Io mi faccio gli affari miei”. I casi di noncuranza verso il prossimo in difficoltà, insomma, si moltiplicano e si radicano; ricordo solo la scena agghiacciante, ripresa sempre dalle telecamere, dell’altro immigrato lasciato morire dopo una sparatoria (in cui non c’entrava per nulla) mentre la sua compagna chiedeva inutilmente aiuto ai passanti; oppure, a Padova, la vicenda recente di una persona colpita da un attacco di epilessia che invece di venire aiutata è stata derubata da qualcuno di passaggio.

IL PRIMATO DELL’INDIVIDUALISMO SULLA SOCIALITÀ

Sia chiaro, io penso che l’indifferenza verso gli altri per un certo verso sia una forma di legittima difesa contro l’irrompere della violenza nelle nostre vite, e dall’altra che essa sia sempre esistita: Gesù non avrebbe dovuto imbastirci su una parabola (il buon samaritano) se la condivisione non fosse stata un’eccezione, anche ai tempi suoi. Credo però che non ci sia mai stata, nel corso della storia, una società che ha tanto puntato, come la nostra, sul primato del singolo individuo e sulla sua separazione dalla collettività.

Di esempi potrei farne a decine, mi limito solo a osservare che nell’Occidente sono in crisi profonda tutti i tradizionali modelli di socializzazione (partiti, chiese, associazioni, famiglie, relazioni sociali, divertimenti), solo parzialmente sostituiti dalla virtualità, basata su internet, che in genere lascia l’individuo nella sua separatezza dal resto della società. Ma c’è da stupirsi del diffondersi dell’indifferenza egoista, mi chiedo, se da anni, specialmente da noi, il sistema politico-televisivo, che fa capo a una ben individuata corrente politico-culturale e a un ben noto e stagionato protagonista, non fa che propagandare proprio un modello di vita assertivo, individualistico, vincente, e dall’altro lato suscita ed enfatizza continuamente la paura del diverso, su cui lucrare un crescente consenso politico?

UN ASSESSORE ALLA SOCIALITÀ

Ecco perché se io fossi, magari solo per un giorno, un sindaco di un comune, meglio se di sinistra, non esiterei un istante a istituire un assessorato alla socialità, per favorire il rilancio delle relazioni fra le persone, e le occasioni di incontro e di condivisione, in ultima istanza la ricostruzione della comunità. La paura e l’indifferenza sono figlie dell’insicurezza, che a sua volta è figlia prediletta della solitudine. Rilanciare le relazioni, ad ogni livello, è dunque la strada migliore per vincere la paura e l’indifferenza. Altro che i militari per le strade!

 

 

 

LA DONNA CHE AGONIZZA NELL’INDIFFERENZA È LA VITTIMA DI UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ INDIVIDUALIZZATAultima modifica: 2010-10-13T02:55:00+02:00da sergiofrigo
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