La querelle sulla Lega tiene banco: ecco la riflessione del maestro Bepi De Marzi, che replica a Giuliano Zoso. Domani sera alle 20.45 il maestro interverrà, all’ex lanificio Conte di Schio, al dibattito fra il sottoscritto e il collega Francesco Jori, autore del libro “Dalla Liga alla Lega”.
Caro Sergio, ho letto. Prometto, dopo questi pensieri, che non
scriverò più. Voglio dire a Zoso che non mi sono
mai sentito un intellettuale. Ho sempre fatto l’insegnante di musica e
il suonatore d’organo, soprattutto
nelle liturgie domenicali, dette anche Sante Messe.
Mi pare che sia lui a sbavare perché sospetta che non lo considerino
un intellettuale, mentre lo è
sempre stato. A Valdagno era “il Professore”. E nella cittadina che fu
dei Marzotto
lo “pensano” ancora così: “il professore che è scappato a Vicenza”.
Scappato, Sergio, scappato.
La Lega non muterà. Guarda le riprese televisive di Zaia (Xaia per il
manuale di scrittura) con alle spalle
gli uomini che si sono impossessati del Veneto. Osserva, per tutti, il
ghigno del geometra
Ciambetti di Sandrigo, quello che vuole la libera caccia, osserva il
fazzolettino d’ordinanza e la posizione
delle braccia: un gerarca in divisa, in posa con gli altri dietro il
Capo.
Tutti tesi all’obbedienza “cieca, pronta, assoluta”, come diceva
l’indimenticabile Guareschi dei comunisti
che disegnava trinariciuti. E le trimammellute? Sono le sindache
leghiste, isteriche, giovincelle, cattive.
Ce n’è anche una “diversamente giovane”, leghista di Campiglia dei
Berici, che si dichiara “ammiratrice di Capezzone”.
Eccola, la Lega “nuova”! Quella che raccomanda ai “suonatori” miei
amici e allievi di “eseguire musica veneta!”.
“Ma noi suoniamo Vivaldi da sempre!”, risponde qualcuno. “D’accordo,
Vivaldi, ma era un Prete Rosso!”.
Non sono barzellette, Sergio. Questo accade nel nostro Veneto
comandato ora da “Pomata Ricciolone”,
Pomata Risoeón, come dicono a Venethia, Vanessia, Venesia, detto Xaia.
Piangiamoci su.
Tuo Bepi De Marzi
Una risposta a “CARO ZOSO…”, LA PAROLA A BEPI DE MARZI