PER ZAIA CONSENSI STRATOSFERICI: CHE FARE?

Il Gazzettino di lunedì ha pubblicato un sondaggio di Demos secondo cui il neo governatore del Veneto Luca Zaia gode attualmente della fiducia di 8 elettori su 10, compresi la metà di coloro che votano a sinistra. Un bel problema, per coloro che non si riconoscono in questo idillio. Corrono il rischio di passare per disfattisti e antipatriottici: uno non a caso questi termini propri della cultura politica del Ventennio, non perché intenda paragonare la Lega al fascismo, ma per evidenziare una cosa che pochi amano ricordare, e per sollevare un interrogativo, che riguarda proprio gli oppositori.

La cosa che viene rimossa è che a lungo Mussolini godette fra gli italiani di un consenso anche maggiore: oggi però ricordiamo come dei fari nel buio coloro (pochissimi: 12 docenti universitari in tutto il paese, ad esempio) che seppero mantenere la schiena dritta e non aderirono al regime, subendo ritorsioni e ostracismi oggi inimmaginabili, persino da amici e parenti. Ergo: basta piangersi addosso e diamoci una mossa, ci sono gli spazi e gli strumenti per reagire e farsi sentire; convinciamoci che esprimendo il dissenso rendiamo un servizio a noi stessi e alla comunità.

L’interrogativo riguarda, ovviamente, il che fare: io penso che ci sia qualche spazio di azione fra chi si oppone pregiudizialmente ad ogni iniziativa leghista e chi è pronto a salire sul Carroccio, oppure a esercitare nei confronti di Zaia & c solo un benevolo pragmatismo. Si tratta di praticare un confronto critico che valuti le promesse e le decisioni leghiste alla luce della loro coerenza interna, e di individuarne le impostazioni tutte ideologiche che ne minano l’efficacia.

Ad esempio sul richiamo ad un riequilibrio dei conti con il sud, chiamato a ridurre drasticamente sprechi e clientele, è difficile dissentire; ma sulle battaglie simboliche (25 aprile, Primo Maggio, Unità d’Italia) non bisogna mollare, anche se è necessario uscire dalla retorica ripetitiva che dà per scontati valori e parole d’ordine di sempre, e trovare nuovi modi per comunicarli e farli condividere, soprattutto ai giovani: a proposito, un applauso a Emilio Franzina & c che oggi a Verona fanno rivivere in camicia rossa la partenza dei garibaldini da Quarto.

Infine l’immigrazione, su cui ultimamente nel Veneto è sceso uno strano silenzio: nel programma leghista, peraltro articolato e ambizioso, alla questione sono riservate otto righe su 122 pagine) per segnalare il contributo degli stranieri alla nostra economia, e un capitolo per stigmatizzarne i pericoli per la sicurezza. Non si può liquidare un tema del genere in questo modo: è un segnale che – al di là degli slogan come “prima i veneti” e delle misure inutilmente punitive che servono a placare la “pancia” della gente – la Lega non sa concretamente cosa fare degli immigrati. E qui degli spazi di intervento ce ne sono. Ma ci torneremo…

IL GAZZETTINO

 

04/05/2010

 

Ma ora non può sbagliare

 

di Ilvo Diamanti

 

 

 

Un mese dopo il voto, il governo regionale, guidato da Luca Zaia gode di un consenso larghissimo. E, infatti, guar dato con fiducia da quas 8 persone su 10, in Veneto, secondo il sondaggio dell’Osservatorio sul Nordest condotto da Demos Oggi Zaia piace a (quasi) tutti. Senza distinzioni di età, genere, classe e reli gione. Supera perfino le barriere politiche. Visto che lo valutano positivamente quasi metà degli elettori del PD e 4 “comunisti” su 10.

Ed è sostenuto senza esitazioni, ovviamente, da oltre 9 elettori su 10 della Lega e del PdL. Il clima di consenso traina perfino l’opposizione, guardata con fiducia da oltre 4 persone 10. Cioè: molte più degli elettori. È come se in Veneto il malessere sociale si fosse, infine, sopito. Vent’anni dopo la fine della DC, trent’anni dopo il successo della Liga, oggi si è “affidata” alla Lega. Perché i veneti volevano e vogliono diventare centrali politicamen te, oltre che sul piano economico. Per questo, oggi, Zaia è guardato con fiducia anche da molti elettori che non l’hanno votato. 0, forse, più che di fiducia si tratta di attesa. Sperano, infatti, che possa garantire al Veneto una parte, almeno, del ruolo che gli spetta. E, inoltre, che possa allontanare le paure suscitate da questa lunga crisi. La paura di vedere minacciata la posizione conquistata, con tanta fatica. E il benessere, ottenuto dopo una lunga epoca di lavoro e povertà. Sperano che Zaia e la Lega possano restituire loro la comunità perduta. Che li difendano dal mondo. I veneti – gran parte di essi – hanno votato per Zaia e per la Lega perché, in questo modo, sperano di conquistare il federalismo. Che per loro significa: potere locale. Tenendo i piedi ben piantati a Roma. Zaia non potrebbe essere più forte, oggi. Il nuovo Presidente della Regione. Sostenuto da un consenso totale. Legittimato e influente a Venezia, ma anche a Roma. Proprio questo clima euforico, però, gli può creare qualche problema, in futuro. Perché tante attese, troppe attese: possono suscita re delusione, al di à di ogni “ragionevole” risultato. Che rischia, comunque, di essere inferiore alle aspettative. Per non parlare della gelosia. Non solo fra gli avversari politici. Il centrosinistra, oggi, ha il problema di esistere, prima ancora che di resistere. No. Le insidie maggiori si annidano soprattutto fra gli alleati. Nel PdL, ridotto a partito minore, gamba d’appoggio della maggioranza leghista. E – a sua volta – diviso. (Le sconfitte provocano sempre divisioni). Potrà accettare questo ruolo, in modo disciplinato e allineato? Ne dubitiamo assai. Ci sembra più facile che agisca considerando la Lega un concorrente. Un alleato per forza. Ma anche un concorrente. Da trattare con rispetto e soprattutto con sospetto. Anche perché la Lega sa come occupare posizioni di potere, in ambito istituzionale, economico, finanziario. Per consolidarsi. Altre tensioni potrebbero emergere, dentro alla Lega stessa. Come nella DC di un tempo, attraversata da gruppi e fazioni. Anche se la Lega è tutt’altro: un partito centralizzato, dove il dissenso non può esistere. Però, in una forza politica che ha il 35% dei voti e l’80% del consenso sociale è inevitabile emergano personalismi e localismi. Gelosie. E poi: Zaia e la Lega hanno ottenuto un mandato in nome dell’autonomia regionale. Non possono farsi “sottométtere” da altri contesti e da altri soggetti politici. Neppure dai leader della Lega nazionale (Lombar­da). Dalla “ragione politica” (leghista). Insomma, tanto consenso fa comodo, ma è anche scomodo. Perché la Lega è al governo. A Roma e a Venezia. In molti capoluoghi e province della regione. In oltre cento comuni. Dovrà dare risposte. In tempi difficili per l’economia. A una società incerta ed esigente. Non potrà limitarsi a esercitare il mestiere della protesta e della rivendicazione, in cui si è specializzata, con successo. Il federalismo: non potrà limitarsi a invocarlo. D ipende da lei. Dalla Lega di governo che governa. E Zaia, a sua volta, dovrà governare, gestire. I veneti gli hanno tributato un plebiscito personale. Gli hanno affidato le loro speranze e loro paure. Lo hanno atteso a lungo. E lui, insieme alla Lega, ha atteso a lungo questo momento. Ma da questo momento, come sempre avviene per i trionfatori, l’indul genza è finita. Questo è il suo problema: quando sei salito tanto in alto, ogni piccola discesa rischia di apparire una caduta.

 

PER ZAIA CONSENSI STRATOSFERICI: CHE FARE?ultima modifica: 2010-05-05T11:35:00+02:00da sergiofrigo
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