UMBERTO MATINO, UN GIALLO STORICO NELLA PEDEMONTANA RIBELLE

MatinoLa Pedemontana veneta come una Vandea, sacrestia d’Italia retrograda e baciapile? Ci voleva un giallo – “Tutto è notte nera” (Ed. Biblioteca dell’Immagine, 400 pp., € 14) – per far scoprire al grande pubblico una storia dell’Alto Veneto assolutamente diversa. Lo ha scritto l’architetto scledense padovanizzato Umberto Matino, e sta diventando il caso letterario dell’estate, veleggiando verso le 10mila copie, che di questi tempi sono un’enormità soprattutto considerato che a pubblicarlo è un editore di Provincia (che pure nel passato ha tenuto a battesimo gli exploit di Mauro Corona). Matino, d’altro canto, ha sbancato le librerie già a partire dal 2007, con “La valle degli Orchi”, edito da Foschi e venduto in 20mila copie (anche in Germania) solo col passaparola, a cui è seguito nel 2011 “L’ultima Anguàna”.

UNA LUNGA SCIA DI DELITTI

L’”ultimo nato” dell’architetto, che nel frattempo Immagine 2ha lasciato la società di engineering mestrina di cui era direttore tecnico e fa il consulente per l’edilizia, ha un titolo che – maliziosamente occupandosi di cimbri – cita una filastroca del Salento: zona da cui è originario (oltre che la sua stssa famiglia) il maresciallo Piconese, comandante della stazione di Schio, che (siamo nel 1975) si trova a gestire le indagini su una scia di omicidi che avvengono nelle numerose e isolate contrade a nord-ovest della cittadina. La prima vittima è la giovane ospite di una comunità religiosa, che prima di morire con un coltello nella schiena affida delle carte a un geometra di passaggio, il quale ha buoni motivi per tenersi alla larga dai carabinieri. In quei documenti, risalenti al ’600, c’è il movente dell’omicidio, che si ammanta di religiosità ma punta al ritrovamento di un tesoro. Parallelamente all’indagine ufficiale, che deve districarsi fra archivi, sette religiose e le antiche comunità germanofone dell’Alto Vicentino, si dipana quella “informale” e molto avventurosa di un cronista del posto, coadiuvato suo malgrado dal geometra, da una giovane e intrigante postina e dal fratello di lei, dispettoso come un Salbanello.

LA PEDEMONTANA CIMBRA E PROTESTANTE

Ma intorno al giallo, che si dipana con trovate ingegnosissime e divertenti notazioni di colore, si palesa pagina dopo pagina una storia alternativa della Pedemontana e della Serenissima, fatta di ribellioni religiose e sociali soffocate nel sangue, di cui ci sono vaghe tracce nei resoconti degli storici perchè era usanza della Dominante “far morire segretamente chi merita” (lettera di Paolo Tiepolo, ambasciatore di Venezia, a papa Pio V, 1568), e comminare loro anche la condanna all’oblio. «E a morire – ricorda l’autore – furono migliaia di persone vicine all’anabattismo, che aveva trovato terreno fertile nella Pedemontana prossima per lingua e cultura al mondo protestante germanico e insofferente delle tasse di Venezia e dell’integralismo cattolico di stampo tridentino» (ma non nei Sette Comuni dell’Altopiano, fedeli alla Serenissima e sollevati dalle tasse per i loro servigi).

Tutto questo Matino riesce a impastarlo mirabilmente nella trama del giallo, senza rinunciare però all’acribia dello studioso, che scova negli archivi le cronache del tempo e nelle biblioteche saggi storici sconosciuti ai più, dedicando una sessantina di pagine in appendice per approfondire questi eventi fino ad elencare i nomi di 2200 veneti perseguitati o uccisi dall’Inquisizione nei territori della Serenissima tra il 16. e il 17. secolo.

I PIONIERI DEL MODELLO VENETO

Non solo, affiora da queste vicende anche il ruolo di queste comunità nello sviluppo economico del Veneto: «Non erano solo pastori e boscaioli – puntualizza lo scrittore – ma anche minatori, artigiani, tessitori, dotati di quello spirito di intrapresa che Weber fa derivare dall’etica protestante: ci si è mai chiesti perchè l’industria nasce soprattutto allo sbocco di quelle valli, tra Valdagno e Schio?»

UMBERTO MATINO, UN GIALLO STORICO NELLA PEDEMONTANA RIBELLEultima modifica: 2015-08-07T19:13:25+02:00da sergiofrigo
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