“PRIMA I VENETI”, ECCO COSA SIGNIFICA IN CONCRETO. UN CONVEGNO DI “ESODO”

A proposito di “prima i veneti”: un lavoratore migrante perde circa 9mila euro all’anno solo perché non italiano. Un autoctono guadagna infatti circa il 34% in più in busta paga. Nel corso degli ultimi cinque anni poi, gli infortuni ai lavoratori migranti sono aumentati del 17%, mentre quelli agli italiani sono diminuiti del 9.9. A questo si aggiungono i maggiori oneri alle famigli immigrate per l’acquisizione di servizi, sempre più legati alla cittadinanza e/o alla residenza. Dal ’98 sono diversificati infatti gli accessi al welfare a seconda della “qualità” dei permessi di soggiorno, e la situazione è andata via via peggiorando negli anni, fino ad arrivare – a partire dal prossimo gennaio – all’introduzione del permesso di soggiorno a punti, che subordinerà la stessa permanenza in Italia al mantenimento di un certo numero di crediti, legati alla conoscenza della lingua e della Costituzione, all’adesione a una carta di valori degli immigrati, alla frequenza di corsi di formazione e all’inserimento scolastico dei figli a scuola, oltre naturalmente al mantenimento della fedina penale pulita. Tutto questo senza che contestualmente vengano attivati corsi pubblici di italiano, e indipendentemente dal fatto che la Costituzione sia conosciuta da noi cittadini autoctoni.
Questi temi sono stati affrontati nel dibattito promosso ieri sera al Centro Candiani di Mestre dalla rivista Esodo, sul tema della cittadinanza a punti, presenti Chiara Puppini e Carlo Bolpin, del collettivo redazionale, Mirella Gallinaro, a lungo nell’Ufficio giuridico della Regione, Gianfranco Bonesso, dei servizi sociali del Comune di Venezia, oltre al sottoscritto. Esodo ha anche pubblicato di recente alcuni fascicoli legati a questi temi (vedi http://www.esodo.org e associazione esodo@aliceposta.it)

LA LEGA: PER I DIRITTI PASSARE FRA 15 ANNI

Mirella Gallinaro ha esplicitato come lo slogan di Luca Zaia “prima i veneti” venga interpretato dal suo partito attraverso una serie di proposte di legge in Regione che tendono a concedere determinati benefit (dai sostegni ai non autosufficienti agli assegni per i disoccupati agli assegni di maternità) solo agli immigrati residenti in Italia da ben 15 anni, anche se recenti sentenze della magistratura hanno stabilito (nel caso dell’assegno di maternità o di invalidità professionale) che si tratta di misure discriminatorie.
Bonesso ha raccontato di come, dal suo osservatorio, nella società si stia strutturando una specie di sistema di caste, a cui corrispondono diritti e servizi differenziati; più o meno quello che accade nei posti di lavoro, dove accanto al lavoratore strutturato (sempre più mosca bianca) sono impiegati precari, avventizi o soci di cooperative che magari svolgono le stesse funzioni ma hanno stipendi e garanzie di gran lunga inferiori. Ecco dunque l’auspicio della rivista di collegare il tema dei diritti per gli immigrati a quello più vasto dei diritti di tutti i cittadini, in un contesto di cittadinanza aperta e inclusiva.

MA CI VOGLIONO COMPENSAZIONI PER GLI ITALIANI POVERI

Io ho osservato però che l’andamento dell’economia e l’incremento dei flussi di immigrati, che diventano concorrenti soprattutto dei ceti deboli italiani sul terreno del lavoro, della casa e del welfare, tendono a potenziare gli atteggiamenti difensivi, xenofobi o apertamente razzisti, soprattutto nelle fasce meno acculturate della società, e tutto questo determina lo sbandamento a destra di tutta la società europea, come si è visto di recente in Olanda, Svezia, Austria. Per contrastare il consenso che politiche di questo tipo guadagnano soprattutto in queste aree sociali bisogna che la sinistra e i ceti a diverso titolo “privilegiati” che ne sono diventati i principali referenti politici si facciano carico di forme di compensazione nei confronti dei ceti deboli che dalla presenza di immigrati ricavano soprattutto disagi.

MARIE LOUISE: “SONO AMICI, MA VOTANO LEGA”

Vivace il dibattito che ne è seguito, con Rita Zanutel (già assessore della Provincia di Venezia, ora vicesindaco di S. Stino di Livenza) che ha osservato come alle discriminazioni nei confronti degli immigrati facciano ormai seguito quelle verso altre figure “deboli”, come i portatori di handicap, mentre Marie Luoise Niwemukobwa, ruandese, ha raccontato la sua esperienza di vita in un condominio in cui ha ottimi rapporti con i vicini di casa, che l’hanno aiutata e la accolgono con simpatia, “ma poi votano Lega, cioè un partito che dice che io dovrei andarmene da qui”. 
Evidentemente il salto di qualità fra l’incontro positivo con la persona straniera e la generalizzazione delle opzioni politiche non è alla portata di tutti, come non lo è nel senso inverso: non si riesce a comprendere cioè che determinate scelte politiche hanno pesanti ricadute concrete anche sulla persona che vive accanto a me e di cui sono diventato amico.

“PRIMA I VENETI”, ECCO COSA SIGNIFICA IN CONCRETO. UN CONVEGNO DI “ESODO”ultima modifica: 2010-10-02T12:06:51+02:00da sergiofrigo
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