PROFUGHI: IL SILENZIO DEGLI INDECENTI (GLI INTELLETTUALI FRANCESI)

Migrants in Ventimiglia Italian border with FranceSulla questione dei profughi un silenzio fragoroso accompagna i balbettii del solitamente ciarliero premier Renzi e le grida scomposte dei razzisti europei: quello degli intellettuali; non solo gli italiani, anche gli stranieri, soprattutto i francesi, colpiti da afasia proprio nel momento in cui dovrebbero far risuonare più alta la loro voce.

Zittiti dai numeri dell’”invasione” sembrano incapaci di conciliare il richiamo ai grandi valori ai quali riportano tradizionalmente i loro interventi (accoglienza, solidarietà, terzomondismo) con l’incalzare della cronaca e i conti che presenta a tutti noi la realtà: è come se fossero venuti a mancare i parametri di riferimento su cui fondare analisi capaci di arginare l’ondata di panico che ha invaso l’opinione pubblica, fomentata dalle leghe e dalle destre, ma anche di avanzare proposte credibili, in grado di parlare non solo alla mente, ma anche al cuore e alla pancia delle persone: che non vogliono veder affogare migliaia di immigrati nel mare di Sicilia, ma schizofrenicamente non ne vogliono sapere di ospitarne qualche decina nel proprio comune.

LA DEMAGOGIA DI CHI VUOLE SOLO SFRUTTARE IL PROBLEMA

E così si impongono nella “narrazione” quotidiana le esagerazioni statistiche, le semplificazioni colpevoli, le proposte irrealizzabili che neppure dall’opposizione una forza politica dovrebbe permettersi (ad esempio: come si può realizzare concretamente un blocco navale? Come si fa a costruire un campo di accoglienza in un territorio nemico o fuori controllo come la Libia?): avanzate evidentemente da chi non ha alcun interesse a dare un contributo reale alla risoluzione del problema, obbiettivamente enorme, ma vuole semplicemente sfruttarne le conseguenze a fini elettoralistici: il tracollo del Pd nelle recenti amministrative qualcosa dovrebbe insegnare ad un premier incapace a sua volta di trovare le parole giuste per inquadrare in maniera seria e lungimirante la questione.

LE QUESTIONI FONDAMENTALI ALLE QUALI NON RISPONDIAMO

Il silenzio di chi dovrebbe parlare – libero dalle logiche del tornaconto politico – consente a tutti (destra e sinistra, cattivisti e buonisti) di eludere le questioni fondamentali su cui si dovrebbe confrontare l’opinione pubblica e da cui si dovrebbe partire per cercare soluzioni che perseguano la nostra sicurezza senza rinunciare alla nostra umanità: lasciamo i profughi sotto le bombe o alle mercè degli sgozzatori, per non rischiare di accogliere gli immigrati economici che non hanno diritto di asilo? In base a quali parametri etici chiudiamo le nostre porte agli abitanti di paesi che il nostro continente ha spolpato e ridotto in miseria? E se vengono lo stesso sulle carrette del mare come li fermiamo, sparandogli addosso? Ma, ancora: possiamo-dobbiamo accogliere tutti coloro che vogliono venire? E se rispondiamo di no (e il buon senso ci dice che un argine deve essere alzato) come facciamo a rimandarli indietro?

È a queste domande che dovrebbero puntualmente rispondere non solo i politici, non solo gli intellettuali, ma ognuno di noi, di fronte alla propria coscienza: non è accettabile dire “non li vogliamo” e basta; “se li prenda qualcun altro” e basta, perché tanto vengono lo stesso, e uno Stato serio – comprese le sue articolazioni territoriali, Regioni e Comuni – deve assumersi delle responsabilità collettive.

FRANCIA E INGHILTERRA: CHI ROMPE NON PAGA

profughiXXMa se gli intellettuali italiani su questi temi balbettano, è decisamente indecente il silenzio di quelli francesi, e in subordine inglesi, i cui governi sono direttamente responsabili di buona parte dell’attuale catastrofe: sempre pronti a bacchettare le altrui inosservanze dei diritti umani, evitano accuratamente di ricordare ai propri governanti e alle proprie opinioni pubbliche che sono stati i rispettivi eserciti a distruggere lo Stato libico, lasciando al suo posto un deserto infestato dai tagliagole e aprendo un immenso corridoio senza filtri all’esodo dei disperati verso l’Europa. Assumersi le responsabilità di quanto sta accadendo oggi, chiedere ai rispettivi governi di contribuire a riparare i danni, almeno pronunciare un mea culpa, dev’essere un esercizio troppo banale per le menti brillanti degli Henry Levy e compagni, Levyora messi giustamente alla gogna da Madame Le Pen per il ruolo di consigliori svolto prima della campagna libica con Sarkozy: il quale ora si ripropone impunemente sulla scena pubblica come se fosse solo un omonimo di colui che – per megalomania o per personale interesse – ha abbattuto Gheddafi e provocato la catastrofe.

QUI SI GIOCA LA CREDIBILITA’ DELL’EUROPA E DELLA SINISTRA

Ma qui non è in ballo solo la dignità dei francesi, degli inglesi, dei loro governanti e dei loro maitre a penser, ma il destino stesso dell’Unione europea: se non si decideranno a patrocinare e ad assumere decisioni all’altezza dei sogni europei che ci hanno fatto accarezzare per decenni, finiremo tutti per convincerci che di questa Europa non ce ne facciamo nulla. E – nel caso della Francia – neppure di questa sinistra. E allora altro che praterie per i Le Pen, i Salvini e i loro anche peggiori epigoni…

PROFUGHI: IL SILENZIO DEGLI INDECENTI (GLI INTELLETTUALI FRANCESI)ultima modifica: 2015-06-17T13:04:36+02:00da sergiofrigo
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