NATALE E SILENZIO, ISTRUZIONI PER L’USO. ALDA MERINI E ALESSANDRA GRAZIOTTIN

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Ho bisogno di silenzio

come te che leggi col pensiero

non ad alta voce

il suono della mia stessa voce

adesso sarebbe rumore

non parole ma solo rumore fastidioso

che mi distrae dal pensare.

 

Ho bisogno di silenzio

esco e per strada le solite persone

che conoscono la mia parlantina

disorientate dal mio rapido buongiorno

chissà, forse pensano che ho fretta.

 

Invece ho solo bisogno di silenzio

tanto ho parlato, troppo

è arrivato il tempo di tacere

di raccogliere i pensieri

allegri, tristi, dolci, amari,

ce ne sono tanti dentro ognuno di noi.

 

Gli amici veri, pochi, uno?

sanno ascoltare anche il silenzio,

sanno aspettare, capire.

 

Chi di parole da me ne ha avute tante

e non ne vuole più,

ha bisogno, come me, di silenzio.

Alda Merini

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PASSIONI E SOLITUDINI

Ritroviamo il piacere del Natale vero

“Te lo dico francamente: il Natale lo detesto. Non ne posso più di tutta questa concitazione, dell’obbligo dei regali, di questo buonismo di copertura, di queste finzioni. Adesso ancora più di prima, con la crisi che c’è. Guarda: io, il Natale, lo abolirei”.

Cresce la schiera di coloro che non amano questa festa. O, meglio, che non ne amano l’aspetto consumistico, la finzione, la compressione del tempo per fare cose che, potessimo scegliere davvero, eviteremmo di fare. Che soffrono perché la corsa ai regali fa sentire ancora di più i limiti del proprio reddito, le ristrettezze che si accentuano. O ancora, se una separazione ha messo alla corda economica uomini che non riescono più a far fronte ai costi di due case e due famiglie, e donne per le quali la gestione della famiglia da sole sta pesando più di quanto immaginassero.

E’ come se il Natale mettesse tante persone con le spalle al muro: costrette a fare i conti – economici e simbolici – con quello che significa la crisi economica incombente. E su quello che comporta vivere da soli, o da separati/divorziati, e con bambini da seguire. La lacerazione delle famiglie diventa più dolorosa, e viene avvertita con maggiore profondità, se tutti intorno esaltano il calore degli affetti familiari.

Dal lato opposto, resiste e si compatta il gruppo degli amanti veri del Natale: per fede, perché ne vedono ancora e anzitutto la dimensione sacra e trascendente; per senso della famiglia, perché fa piacere davvero ritrovarsi con chi si ama, soprattutto se ci sono bambini e nuovi nati. La freschezza dei bimbi, il loro sguardo curioso e poetico sulla vita e sulle feste riaccendono di luce anche gli sguardi altrimenti più opachi degli adulti e dei vecchi. Tornano a sorridere le case, soprattutto se gli adulti depongono le armi e si consentono uno sguardo più morbido e pacato anche su antiche crisi e mai del tutto sopiti furori.

Aspetta il Natale anche chi ama le luci e i colori di festa, le decorazioni che alleggeriscono il grigiore delle città d’inverno, la liturgia di prendersi il tempo per preparare l’albero o il presepe, magari andandosi a prendere il muschio nei prati o sulle vecchie pietre all’ombra, come si faceva una volta. Che cerca ancora il vischio sulle vecchie querce o sui valloni delle colline, o l’agrifoglio in giardino, e magari si riprende il gusto di colorarne le foglie d’oro e d’argento. Che accende musiche natalizie, perché la mente e il cuore ritrovino un’altra musica, più pacata e riflessiva, ma anche più gioiosa. 

      Si può cambiare idea sul Natale e tornare ad amarlo, se si appartiene al gruppo che lo detesta? E ha senso farlo? Forse sì, se abbiamo il coraggio di tagliarne via tutto l’aspetto consumistico. Regali minimi: un fiore, un libro, un disco, un biglietto scritto con il cuore. Qualcosa di diverso, e particolare, solo se ci viene dal cuore: se ci sorridono gli occhi a pensarlo, se è un piacere prenderci il tempo per sceglierlo, se acquistarlo ci rende contenti, se regalarlo ci mette di ottimo umore. Diciamoci invece un sereno e pacato “no” per tutti gli acquisti che sentiamo come un obbligo. Piuttosto, facciamo beneficenza. Se per un anno abbiamo bisogno di fare gli eremiti natalizi, facciamolo. Può essere rigenerante passare il Natale da soli: non contro nessuno, ma per se stessi. Per riflettere, per ascoltarsi, per gustare la differenza, la libertà o la nostalgia. Se è una scelta, e non una ritorsione o una dichiarazione di guerra o di inadeguatezza, ben venga. E se scegliamo di stare con gli altri, pensiamo bene con chi e perché. 

      Il Natale può riprendere un valore in sé, per laici o cattolici, se segna un momento di riflessione per una (ri)nascita personale. Per autorizzarci a lasciare le vecchie scorie di apparenza e cercare una misura di maggiore sostanza e sobrietà, negli stili di vita e negli affetti. L’essere umano è un animale liturgico. Ha bisogno di scandire il tempo e la vita con riti di passaggio, con feste, con momenti di coesione per ritrovarsi e ricaricare le energie fisiche, psichiche, morali e spirituali. 

      Bentornato, Natale, se il nostro senso del tempo e del valore della vita sa lasciare gli orpelli del consumismo e dell’apparire, e valorizzare l’essenziale.

      Alessandra Graziottin

     

NATALE E SILENZIO, ISTRUZIONI PER L’USO. ALDA MERINI E ALESSANDRA GRAZIOTTINultima modifica: 2011-12-22T11:59:00+01:00da sergiofrigo
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