Lega-Pdl, due idee diverse del Veneto. Uno scontro destinato a lasciare il segno

di SERGIO FRIGO

C’è una domanda rimasta sottotraccia in questi mesi di duri scontri fra Lega e Pdl per la selezione del candidato del centro-destra alle prossime regionali: al di là dell’esito finale, che al momento di scrivere ancora non conosciamo, quali strascichi si lascerà dietro tutto questo nei rapporti fra i due partiti? O meglio ancora fra i due elettorati? Perché anche se pare assodato che l’alleanza di governo sia destinata a durare a lungo, e la fedeltà di Bossi a Berlusconi – non proprio disinteressata – sia fuori discussione, è improbabile che il mare di contumelie che si sono rovesciati addosso i protagonisti soprattutto a livello locale possa scivolare via senza lasciare traccia.

Il catalogo è lungo, e meriterebbe di essere sfogliato per intero, se non altro per sorridere a denti stretti su un ceto politico costretto a convivere pur odiandosi cordialmente: vogliamo citare solo le feroci polemiche intercorse nell’ultimo anno fra Galan e praticamente tutto l’establishment leghista, da Tosi a Zaia, da Bitonci alla Dal Lago, su gran parte dello scibile politico; oppure gli scontri al calor bianco (con tanto di spintoni in parlamento) fra Maurizio Castro e Gianpaolo Vallardi; oppure gli attacchi reciproci fra l’assessore Donazzan e il presidente della Provincia di Treviso Muraro; o la rivolta dei quadri del Pdl contro la probabile candidatura leghista…

Ma al di là degli insulti personali e delle vere e proprie faide che nell’ultima tornata elettorale hanno procurato al centro-destra sconfitte inaspettate, e che si sono lasciate dietro ferite non rimarginate, quello che conta di più sono le divergenze politiche e programmatiche, che non investono solo il destino dei protagonisti o quello dei due partiti, ma il futuro stesso del Veneto, della sua economia e dei suoi cittadini: quando Galan (e con lui gli industriali che lo sostengono) evidenzia che la Lega ha sempre avversato gran parte delle opere che il Pdl considera strategiche per la regione (dal Passante di Mestre al Mose, dal rigassificatore ai termovalorizzatori per i rifiuti) viene da chiedersi non solo come abbiano fatto a governare insieme per 15 anni, ma come faranno a continuare nella prossima legislatura, visto che palesemente non condividono lo stesso progetto per il Veneto.

E non parliamo solo di infrastrutture, ma dell’idea stessa di società, che appare radicalmente diversa fra i due schieramenti: come conciliare, ad esempio, i due opposti atteggiamenti nei confronti del tema cruciale dell’immigrazione? Già appare arduo ad esempio ricomporre le fratture fra chi, come l’ala finiana del partito, vorrebbe inserire nei programmi scolastici un’ora di insegnamento dell’islam per i piccoli musulmani, oppure chi è possibilista sull’apertura delle moschee (come Galan) e chi (come Zaia) vorrebbe costringere i piccoli musulmani a seguire l’insegnamento cattolico, e si oppone alla realizzazione di qualsiasi luogo di preghiera. Ma che dire della mobilitazione promossa da un pezzo da novanta del Pdl come Leonardo Padrin contro la norma fortemente voluta dalla Lega in Regione per negare l’assistenza ai non autosufficienti che risiedono in Veneto da meno di cinque anni?

Già il Consiglio regionale uscente, grazie a una continua guerriglia intestina, ha combinato ben poco, ma cosa accadrà nel prossimo quinquennio, qualora un presidente leghista dovesse convivere con una maggioranza di assessori del Pdl, o viceversa? Il tutto, naturalmente, in un quadro avvelenato – in entrambi i casi – dalla voglia di rivalsa degli sconfitti nella corsa alla poltrona di governatore?

Tutto questo si riflette naturalmente negli atteggiamenti delle rispettive basi: con la differenza che – come mostrano i sondaggi o rivelano quotidianamente le trasmissioni di Radio Padania – mentre quella del Pdl è permeabile alle sirene leghiste, soprattutto se ammantate di buon governo, nella Lega cresce l’anima popolana che detesta cordialmente i “lor signori” pidiellini e mal sopporta ogni alleanza con loro, soprattutto in posizione subordinata. Per il Pdl dunque un eventuale smacco politico sulla poltrona del Governatore avrebbe effetti dirompenti, perché potenzierebbe le sue già latenti divisioni intestine, ed evidenziando il suo scarso radicamento lo esporrebbe ad una progressiva cannibalizzazione da parte di una Lega diventata partito di raccolta territoriale territoriale e identitario, come la Svp in Alto Adige.

E a sinistra stanno a guardare…

Pubblicato su Nordesteuropa.it dicembre 2009

Lega-Pdl, due idee diverse del Veneto. Uno scontro destinato a lasciare il segnoultima modifica: 2010-02-18T12:59:00+01:00da sergiofrigo
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