NECESSARIA UNA VALUTAZIONE COMPLESSIVA, NON SOLO SULL’ART. 18
Soprattutto bisognerà anche avere la pazienza di valutare complessivamente la riforma, nelle sue ombre ma anche nelle sue luci (l’estensione delle tutele – ridotte – anche alle imprese con meno di 15 dipendenti, lo stop agli stage non pagati, ad esempio), senza fermarsi solo all’articolo 18. E su questo punto mi fermo, per il momento.
PER MONTI ADDIO AL CONSENSO BIPARTISAN
Alcune cose, però, appaiono a questo punto certe: difficilmente Monti potrà appellarsi, d’ora in avanti, al consenso bi-partisan che gli era garantito dall’opinione pubblica, perché questa decisione che supera la concertazione con le parti sociali, com’era stata finora intesa, verrà interpretata a sinistra come l’aver gettato la maschera, e come la conferma che il premier è la longa manus dei poteri forti, e tutt’altro che equidistante rispetto alle parti in causa.
IL PD DI FRONTE A UN DILEMMA DRAMMATICO
Allo stesso tempo questo epilogo – con la divisione del sindacato – costituisce l’esito forse peggiore possibile per il Pd, che si trova ora nelle mani un cerino di dimensioni gigantesche: dovrà votare infatti in Parlamento una riforma che buona parte dei suoi aderenti andrà a combattere nelle piazze.
Un bel rebus, infine, anche per il presidente Napolitano, che finora aveva sempre auspicato un’intesa complessiva, e che ora rischia di ritrovare terremotata quella stabilità politica che finora aveva permesso al governo di operare rapidamente e con efficacia.