UNA FORMULA DI SUCCESSO CHE HA PERSO DA TEMPO IL SUO APPEAL
È possibile però che questi valori abbiano cominciato a perdere il loro appeal, che l’individualismo narcisistico, l’autoreferenzialità, l’antipolitica, la sovrastima del potere, del successo e del denaro, l’amoralità disinvolta e corruttrice, stiano regredendo nella considerazione collettiva, se non altro in virtù del loro fallimento nel consegnarci un’Italia più giusta, solidale e liberale. Ho visto le parole d’ordine per la nuova Italia votate nel sondaggio di Repubblica: per quello che vale, prevalgono equità sociale e crescita, rigore e giustizia sociale e Il tempo dell’essere dopo gli anni dell’apparire.
Questo inedito afflato alla sobrietà, alla socialità, alla convivenza avrebbe già avuto le sue manifestazioni tangibili nei risultati delle amministrative e delle consultazioni referendarie di giugno, e nelle successive manifestazioni degli indignati, ponendo le premesse per la successiva caduta del Cavaliere e il superamento (forse) del berlusconismo. Speriamo, anche perché questo atteggiamento potrebbe aiutarci nell’affrontare la crisi senza avvitarci nella depressione per gli inevitabili tagli che dovremo affrontare.
PRENDERE ATTO DELLE PROPRIE RESPONSABILITÀ E SCEGLIERE IL CAMBIAMENTO
La strada da compiere però è ancora lunga e faticosa: essa deve necessariamente passare attraverso alcune condizioni, elencate con molta efficacia nella riflessione di Fernando Camon che allego sotto. Programma ambizioso, di risanamento e palingenesi, per il quale non può bastare un nuovo leader; ci vuole la volontà di un popolo (e di ognuno degli individui di cui esso è composto), che prenda atto delle proprie responsabilità, dei propri errori e del fallimento delle ricette fin qui applicate.
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