Il titolo dell’articolo è “La svolta mite”, e devo dire che comincia a impressionarmi questo richiamo alla mitezza, alla socialità, che ispirava anche i recenti commenti di Michele Serra e Massimo Gramellini e l’intervista di Giuseppe De Rita, che trovate anche in questo blog, nei giorni 1 e 4 giugno), ma anche il nuovo libro di Giovanni De Luna “La Repubblica del dolore” (Ed. Feltrinelli, € 15).
http://www.repubblica.it/politica/sondaggi/2011/06/06/news/diamanti_svolta-17259655/
L’INEFFICACIA DEL POPULISMO XENOFOBO
Parlando con Diamanti, qualche ora fa, gli ho fatto notare però come in tutta Europa (non nel mondo, però, vedi il Perù e quasi tutto il Sud America) si stiano imponendo i partiti di destra (Portogallo, Spagna) o addirittura apertamente xenofobi (Scandinavia, est europeo). Mi ha risposto che l’Italia, con la Lega, è stata un’antesignana di questa tendenza, che a sua volta però si sta esaurendo, o quanto meno scontrando, con un’altra considerazione. Mentre nel resto d’Europa i partiti populisti e/o xenofobi si affacciano adesso al potere, in Italia la Lega è nella stanza dei bottoni, con brevi interruzioni, da quasi vent’anni. E non si può propugnare il protezionismo, o gridare contro gli immigrati, essendo al potere (cioè al governo, ma anche ai vertici delle aziende pubbliche o delle grandi banche) da due decenni. Sono diminuiti gli immigrati, nel frattempo? È cresciuta la sicurezza percepita? C’è meno penetrazione di prodotti cinesi nei nostri mercati?
Insomma: se non logora chi lo esercita, il potere quanto meno impedisce di continuare a fare il partito di lotta, rimanendo ben saldi al governo, e dopo aver imparato tutte le degenerazioni del comando: burocratizzazione, lottizzazione, nepotismo (vedi il caso Trota).
LA SVOLTA ITALIANA E L’IMPORTANZA DEI REFERENDUM
Insomma, proprio dall’Italia – che sta sperimentando da tempo l’inefficacia delle ricette populiste e xenofobe – potrebbe partire un’ondata in senso opposto, che valorizzi un approccio più pragmatico a questi temi: ma che è in buona parte da costruire, o quantomeno da comunicare con efficacia agli elettori.
Da questo punto di vista diventa importante il risultato del referendum di domenica, che potrebbe aggiungere un altro tassello, in senso costruttivo, a quella società del bene comune che si sta faticosamente affacciando alla ribalta.