Ora dunque, con la riforma della giustizia presentata dal governo, dovrei esultare perché è arrivata la famosa “regolata” per i giudici. E invece no, e vi spiego perché.
ALCUNE PROPOSTE CONDIVISIBILI…
Non voglio entrare nel merito della proposta, non è il mio mestiere, ma non ho difficoltà a dire che nella proposta del governo ci sono dei contenuti che si potrebbero anche condividere, tipo la norma per cui il giudice che sbaglia – per imperizia o per dolo – sarà chiamato a rispondere in solido.
Quello che però vorrei sottolineare è la sua ispirazione di fondo, che è il tentativo di portare sotto il controllo della politica la funzione del pubblico ministero. Anche qui, non ci sarebbe necessariamente da scandalizzarsi: ci sono ordinamenti stranieri in cui questo avviene già, sia pure con adeguati correttivi, e non si può dire che questi paesi siano anti-democratici. Una comunità potrebbe legittimamente rivendicare il diritto di indicare quali sono i reati che ritiene debbano essere perseguiti prioritariamente.
… E DUE BUONI MOTIVI PER OPPORSI
In Italia ci sono però due problemi di fondo che inquinano la proposta governativa e la rendono nei fatti inaccettabile: il primo è il contesto storico-politico, che rende improponibile una limitazione dell’autonomia del pubblico ministero; vista l’anomalia del sistema democratico italiano (con l’assenza di una legge sul conflitto d’interessi e le attuali norme elettorali) questo significherebbe assegnare il controllo di questo ufficionon al Parlamento, ma direttamente ai partiti, e conseguentemente in particolare all’attuale dominus della politica italiana, cioè Berlusconi: che sarebbe come dire affidare un asilo a re Erode.
Il secondo problema (problema dal mio punto di vista, ovviamente) è che l’ispirazione di fondo della proposta, enfatizzando i diritti della difesa e sottraendo all’accusa la possibilità di presentare appello nel caso di un’assoluzione in primo grado, tende a tutelare le esigenze del singolo a scapito però di quelle della comunità, che si troverebbe più disarmata nei confronti dei suoi membri più intemperanti o disonesti: e questo in un paese “s-regolato” come l’Italia non mi pare molto costruttivo.
Detto questo, io credo che effettivamente l’attuale organizzazione della giustizia e la stessa illimitata autonomia dei magistrati andrebbero radicalmente ripensate: ma penso che finché avremo Berlusconi al governo, anche se lui sostiene che non avrebbe vantaggi diretti dall’approvazione di queste norme, sarà – purtroppo – meglio soprassedere. L’ho già scritto: il contropotere dei giudici non sarà una bella cosa, ma in questa fase ha impedito alla democrazia italiana di avviarsi verso una deriva autoritaria.
renzi-e-l-assoluzione-di-berlusconi-i-giudici-e-l-autodifesa.html