GIUSTIZIA DA “SISTEMARE”, MA NON DA QUESTI POLITICI

Giudici.jpegNella mia ormai lunga vita professionale c’è stato un periodo in cui ho fatto, praticamente, il testimone professionale, chiamato a spiegare come funziona un giornale in almeno un centinaio di udienze per le cause di diffamazione. È stato in quelle occasioni che mi sono sorpreso più volte a pensare che aveva ragione Berlusconi, a voler dare una regolata ai giudici. Ricordo risvegli all’alba per raggiungere il Tribunale di Venezia entro le 9, i giudici che arrivavano dopo le 10, e poi attese che si prolungavano fino alle quattro, alle cinque del pomeriggio, per finire spesso con un rinvio; ricordo un ex ministro (l’on. Battaglia, per la cronaca) arrivato appositamente da Roma, tenuto a bagno maria per tutta una giornata, e poi mandato via senza neppure essere interrogato; per non dire dei lavoratori autonomi, per i quali una giornata in tribunale costituiva anche un salasso economico… Insomma, una macchina incapace di programmazione e totalmente indifferenza alle esigenze dei cittadini, fossero imputati o incolpevoli testimoni.

Ora dunque, con la riforma della giustizia presentata dal governo, dovrei esultare perché è arrivata la famosa “regolata” per i giudici. E invece no, e vi spiego perché.

 

ALCUNE PROPOSTE CONDIVISIBILI…

Non voglio entrare nel merito della proposta, non è il mio mestiere, ma non ho difficoltà a dire che nella proposta del governo ci sono dei contenuti che si potrebbero anche condividere, tipo la norma per cui il giudice che sbaglia – per imperizia o per dolo – sarà chiamato a rispondere in solido.

Quello che però vorrei sottolineare è la sua ispirazione di fondo, che è il tentativo di portare sotto il controllo della politica la funzione del pubblico ministero. Anche qui, non ci sarebbe necessariamente da scandalizzarsi: ci sono ordinamenti stranieri in cui questo avviene già, sia pure con adeguati correttivi, e non si può dire che questi paesi siano anti-democratici. Una comunità potrebbe legittimamente rivendicare il diritto di indicare quali sono i reati che ritiene debbano essere perseguiti prioritariamente.

… E DUE BUONI MOTIVI PER OPPORSI

In Italia ci sono però due problemi di fondo che inquinano la proposta governativa e la rendono nei fatti inaccettabile: il primo è il contesto storico-politico, che rende improponibile una limitazione dell’autonomia del pubblico ministero; vista l’anomalia del sistema democratico italiano (con l’assenza di una legge sul conflitto d’interessi e le attuali norme elettorali) questo significherebbe assegnare il controllo di questo ufficionon al Parlamento, ma direttamente ai partiti, e conseguentemente in particolare all’attuale dominus della politica italiana, cioè Berlusconi: che sarebbe come dire affidare un asilo a re Erode.

Il secondo problema (problema dal mio punto di vista, ovviamente) è che l’ispirazione di fondo della proposta, enfatizzando i diritti della difesa e sottraendo all’accusa la possibilità di presentare appello nel caso di un’assoluzione in primo grado, tende a tutelare le esigenze del singolo a scapito però di quelle della comunità, che si troverebbe più disarmata nei confronti dei suoi membri più intemperanti o disonesti: e questo in un paese “s-regolato” come l’Italia non mi pare molto costruttivo.

Detto questo, io credo che effettivamente l’attuale organizzazione della giustizia e la stessa illimitata autonomia dei magistrati andrebbero radicalmente ripensate: ma penso che finché avremo Berlusconi al governo, anche se lui sostiene che non avrebbe vantaggi diretti dall’approvazione di queste norme, sarà – purtroppo – meglio soprassedere. L’ho già scritto: il contropotere dei giudici non sarà una bella cosa, ma in questa fase ha impedito alla democrazia italiana di avviarsi verso una deriva autoritaria.

renzi-e-l-assoluzione-di-berlusconi-i-giudici-e-l-autodifesa.html

GIUSTIZIA DA “SISTEMARE”, MA NON DA QUESTI POLITICIultima modifica: 2011-03-11T02:11:00+01:00da sergiofrigo
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