RENZI E L’ASSOLUZIONE DI BERLUSCONI, I GIUDICI E L’AUTODIFESA DELLA DEMOCRAZIA

Renzi.jpegNon amo molto il sindaco di Firenze Matteo Renzi, soprattutto da quando ho visto Renzilibro.jpeg(dalla copertina del suo libro “Fuori!”) che si è fatto togliere i nei col fotoshop. Ma cos’è un neo in fondo? vi chiederete voi. Intanto erano… tre e non uno solo, se ben ricordo, ma si tratta comunque di dettagli rivelatori di una certa vocazione ad abbellire la realtà, che d’istinto non mi piace. Io ho tolto metaforicamente il saluto a Carlo Rossella, ad esempio (in realtà non mi è mai capitato di incontrarlo), da quella volta che – da direttore di Panorama – ha coperto la pelata del suo datore di lavoro, Berlusconi. Piaggeria, ma anche consapevole tradimento della propria deontologia professionale e dei suoi lettori: degno di un “Minzolino d’oro” ad honorem.

Ma torniamo a Renzi, e parliamone seriamente: ho visto nei giorni scorsi che anche l’amica Adina Agugiaro (per i non veneti, fra le tante altre cose che fa, è anche una valente collaboratrice dei quotidiani del gruppo Finegil) ha parzialmente fatto ammenda delle sue idiosincrasie verso il personaggio, parlando bene del suo libro.

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Io l’ho visto nei giorni scorsi in un’intervista televisiva (a Otto e mezzo), nella quale ha detto tre cose a proposito di Berlusconi: che vorrebbe che si facesse processare, che vorrebbe vederlo assolto, e infine che vorrebbe vederlo sconfitto dal voto popolare. Cose più che ragionevoli, come si vede, delle quali però io personalmente ne condivido solo due, e vi lascio indovinare quali…

 

 

 

QUELL’ANTICO CONFRONTO CON LADY RUTELLI…

palombelli.jpgL’affermazione di Renzi mi ha fatto tornare alla mente un episodio di parecchi anni fa, durante la campagna elettorale di Francesco Rutelli a premier, quando ebbi come ospite per un’intervista pubblica ad Asiago sua moglie Barbara Palombelli (c’era anche lui, con la scorta, fra il folto pubblico del cinema Grillo Parlante); anche allora l’avversario (poi risultato vincente) era Berlusconi, che era anche allora indagato per qualcosa di grave, che adesso non ricordo. Ma ricordo bene l’effetto dirompente che ebbe su di lei, solitamente molto pimpante nei confronti pubblici, una mia semplice domanda: “Ma lei, da cittadina e da simpatizzante della sinistra, preferirebbe che Berlusconi venisse assolto o condannato?” Barbara deglutì, cincischiò qualcosa, poi ammise di essere del tutto indecisa anche se, aggiunse, “da cittadina dovrei sperare che venisse assolto”. Allora l’ho capita: sarebbe stato imbarazzante, come italiani, dover prendere atto di aver eletto al vertice del paese un pregiudicato.

SE LA DEMOCRAZIA E’ IN PERICOLO IL GARANTISMO È UN LUSSO

E adesso? Devo ahimè confessare che non la penso più così, ed è qui che non sono d’accordo neppure con l’auspicio di Renzi. È ovvio che sarebbe meglio che Berlusconi venisse messo da parte dal voto popolare, ma perché questo accadesse dovremmo essere in una democrazia “normale”, in cui l’ostilità verso di lui, ora largamente maggioritaria nel paese, trovasse il modo di esprimersi politicamente; e invece siamo in una sorta di “democratura” in cui chi ottiene poco più di un terzo dei voti si porta a casa tutta la posta grazie ad una legge elettorale ad hoc, e inoltre fa eleggere esattamente le persone che vuole lui in grazie alle liste bloccate (in Parlamento come nelle Regioni, vedi il caso Minetti, oppure le promesse di ricandidatura sicura elargite oggi a piene mani ai “responsabili”); in cui il presidente del Consiglio è anche l’uomo più ricco del paese, dotato di mezzi illimitati con i quali inquina e condiziona la vita politica (vedi la denuncia di questi giorni del deputato Pd Gino Bucchino); in cui lo stesso uomo controlla gran parte dei media, e in particolare l’85% del mezzo più pervasivo, la televisione; e potrei continuare a lungo in questo rosario di anomalie che umilia la nostra democrazia davanti al mondo e davanti alla storia.

L’ACCANIMENTO DEI GIUDICI C’E’, MA È UN’AUTODIFESA DELLA DEMOCRAZIA

Detto questo, io sono anche disposto ad ammettere che in tutti questi anni c’è stato da parte della magistratura un’attenzione fortissima nei confronti di Berlusconi, certo superiore a quella riservata a qualsiasi altro cittadino e a qualsiasi altro politico. Ed è logico dedurne, come fa il centro-destra, che una parte dei giudici (senza bisogno di combines fra loro, né con la sinistra) stia da tempo utilizzando le inchieste per cercare di indebolire il premier e magari estrometterlo dalla politica. Tutto questo si può leggere come un grave vulnus per la democrazia (e lo è), ma può anche essere considerato – altrettanto e ancor più correttamente – come una reazione di difesa con cui il sistema democratico stesso cerca di liberarsi di un corpo estraneo che si è incistato dentro di esso, e che rischia di svuotarlo e di ucciderlo, se riuscisse a portare a compimento i suoi obiettivi dichiarati (che, ricordiamo, coincidono ampiamente con quelli della loggia P2 di Licio Gelli).

RIDIMENSIONARE IL POTERE DEI GIUDICI? CERTO, SE SE NE VA BERLUSCONI

Detto questo, io sarei pronto a discutere, in un sistema normale, di processo breve, di riforma della Consulta, di nuove regole per le intercettazioni, di conflitto di attribuzione e di improcedibilità, che sono le cose che più stanno a cuore a Berlusconi anche mentre il mondo attorno a noi sta crollando. Ma vorrei che contestualmente si approvasse una legge sul conflitto di interesse che rimuovesse le anomalie citate sopra, e che rendono il nostro governo troppo simile a quelli del Maghreb rovesciati dai veri “popoli della libertà”.

Intanto però – in questo sistema malato – anche se non è politicamente corretto né umanamente auspicabile, io spero ardentemente che i processi a Berlusconi si riescano a completare, e che terminino con una dura condanna e la sua interdizione dai pubblici uffici. E che il centro-destra sia finalmente costretto a scegliersi un altro leader, meno potente ma più presentabile e più affidabile, per l’altra parte del paese ma anche per i nostri partner stranieri.

 

RENZI E L’ASSOLUZIONE DI BERLUSCONI, I GIUDICI E L’AUTODIFESA DELLA DEMOCRAZIAultima modifica: 2011-02-26T10:35:00+01:00da sergiofrigo
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