Ho scovato, a questo proposito, un illuminante articolo di Massimo Mucchetti di qualche settimana fa (Corriere del 29 ottobre) che illustra benissimo questo assunto.
DOVE L’ECONOMIA FUNZIONA C’È MENO DISPARITÀ SOCIALE
Vanno sottolineati in particolare alcuni punti: nel mondo il 10% più ricco della popolazione si aggiudica il 55% dei consumi; in Germania, dove le cose vanno meglio che altrove e i sindacati siedono nei consigli di amministrazione delle imprese maggiori (contemperando quindi la disparità nella ripartizione dei redditi tra lavoro e capitale), al 10% più ricco della popolazione va solo il 25% dei consumi. E l’economia funziona meglio nonostante le ore di lavoro complessive dei lavoratori tedeschi siano decisamente più basse rispetto agli altri colleghi europei.
LA CONCENTRAZIONE DI RICCHEZZA DEPRIME I CONSUMI E IMPEDISCE LA CRESCITA
Non solo: le due grandi recessioni del 1929 e quella attuale iniziata nel 2007 sono state entrambe precedute, secondo due economisti del Fondo Monetario Internazionale, da una forte e prolungata impennata nella disuguaglianza nei redditi delle diverse classi sociali.
Quello che i liberisti a oltranza (convinti che siano proprio gli squilibri a generale la competitività e quindi la ricchezza) sembrano invece dimenticare è che la contrazione dei redditi disponibili per il grosso della popolazione riduce drasticamente i consumi e quindi abbatte l’economia. La redistribuzione della ricchezza – assieme a un rilancio e una razionalizzazione della produzione – dovrebbe essere il primo punto per un governo che punti alla ripresa e alla crescita.