Il film non manca di difetti: tra l’altro è sbrigativamente ideologico nel trattare i temi della religiosità e dell’immigrazione; ma è forte, duro, coinvolgente, nel denunciare il degrado del paesaggio che diventa anche degrado dell’anima, e implacabile nel metterci di fronte alla gabbia caotica e asfissiante che ci siamo costruiti intorno, disperante nel documentare il colpevole svuotamento di tutti i valori, a cui tutti stiamo indefessamente contribuendo; profetico addirittura nel registrare con mesi di anticipo lo smottamento secessionista come illusoria via di scampo alla Babele (anche linguistica) che ci sommerge: lo sfondo è il Veneto, certo, ma potrebbe essere uno qualsiasi delle migliaia di “non luoghi” italiani. Una cosa emerge chiara, però, dalle vicissitudini di queste due giovanissime Thelma e Louise di periferia, dalle loro relazioni mercificate con il sesso, dall’eclissi degli affetti, dalla catastrofe delle loro famiglie, dalla sparizione di ogni orizzonte culturale e di senso: non è stato nessun altro, siamo stati noi a costruirci intorno questo inferno e a calarcici dentro. E siamo noi a non sapere, anzi a non voler sapere, come uscirne.
“PICCOLA PATRIA”: “L’ACQUA ZE MORTA” E NEMMENO IO MI SENTO MOLTO BENE
“PICCOLA PATRIA”: “L’ACQUA ZE MORTA” E NEMMENO IO MI SENTO MOLTO BENEultima modifica: 2014-04-15T10:11:08+02:00da
Reposta per primo quest’articolo