LA DIMOSTRAZIONE CHE ANCHE IN ITALIA LE COSE SI POSSONO FARE BENE
L’intervento più atteso sui beni culturali di Venezia, secondo per importanza solo alla ricostruzione della Fenice, ha portato al recupero alla loro unità originale delle Gallerie dell’Accademia, consegnando alla città 6mila nuovi metri quadri di superficie (30 nuove sale espositive), con un investimento di oltre 26 milioni di €, tutti stanziati dallo Stato, e un rispetto millimetrico dei preventivi (anche se non certo dei tempi).
Di un’operazione del genere si possono raccontare molti aspetti diversi, privilegiando la sua genesi storica, le sue prospettive in chiave di turismo culturale, o le sue avveniristiche acquisizioni tecnologiche. Ma l’aspetto forse più importante è il messaggio positivo che essa propone, in un momento di scoraggiamento generalizzato: esso dice che anche nel nostro paese le cose si possono fare, e fare bene, coniugando rispetto dei monumenti e loro moderno utilizzo, sviluppo e sostenibilità, eleganza e risparmio, come
GUIDA ALLA VISITA
Cosa troveranno dunque i visitatori nelle nuove Gallerie, che saranno aperte per quattro mesi (dal mercoledì alla domenica, dalle 10 alle 16)? A parte l’entrata (già ampliata e risistemata due anni fa), il circuito tocca le ali nuovissima, ottocentesca e lo splendore dell’ala palladiana, strutturata su tre piani coi tre ordini dorico, jonico e corinzio (unico edificio laico che la Serenissima concesse al Palladio), affacciata su un ampio cortile; poi si arriva al bar e alla scala che porta all’ammezzato, pure restaurato, e alla Galleria storica, che ospita i grandi capolavori dell’arte, a partire dai due gioielli de “L’uomo vitruviano”, di Leonardo, e de “La tempesta” di Giorgione; ma prima di salire si possono finalmente vedere (erano nascosti al pubblico da due secoli, il Tablino e la Scala ovata, e poi la Chiesa della Carità, che sarà dedicata alle mostre temporanee, anche con ingresso autonomo rispetto alle Gallerie (nella sacrestia aveva lo studiolo, ora ricostruito, Emilio Vedova quando insegnava all’Accademia).
Tante sarebbero le cose da segnalate, a partire dalla speciale cura nel riportare alla luce i vecchi muri di cotto, ora imbiancati
UN RESTAURO ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Ancora più interessanti gli apparati tecnologici, come gli impianti nascosti dietro pannelli di grande flessibilità ed eleganza, oppure i condizionatori costruiti appositamente per questi spazi e in grado di riscaldare e raffreddare, umidificare e deumidificare e filtrare l’aria degli ambienti in caso di grossi afflussi di visitatori. L’’illuminazione è stata affidata a lampade dotate di assorbitore di raggi parassiti, che evitano i riflessi sui quadri e si regolano automaticamente con la luce esterna, mentre i serramenti sono stati progettati da Tobia Scarpa uno per uno e realizzati direttamente nel cantiere, con semplici ma elegantissime serrature che non hanno nulla da invidiare alle realizzazioni del padre Carlo, che negli anni ’50 realizzò la sistemazione della Pinacoteca.
Un gioiello tecnologico è anche il piano interrato
Nei prossimi mesi il Polo Museale veneziano dovrà ripensare alla redistribuzione delle sue opere nei nuovi spazi (contestualmente si risistemerà anche l’attuale vecchia zona espositiva). Già si calcola una maggiore spesa di gestione del 30%, ma ieri il ministro Bray ha assicurato che i soldi si troveranno.