Ora mi sto convincendo invece che – visto come si stanno mettendo le cose a sinistra – questo evento avrebbe conseguenze più deflagranti, anche indipendentemente dalla volontà di Renzi, anzi, più a causa dei suoi avversari che di lui stesso.
IN DISCUSSIONE LA COALIZIONE CON SEL MA ANCHE L’UNITA’ DEL PD
Ma i problemi investirebbe in pieno anche lo stesso Pd, di cui già da tempo Casini vede a rischio l’unità. Cosa farebbero infatti i Fassina, i D’Alema, la Cgil e le rispettive aree politico-culturali? Potrebbero turarsi il naso e votare Renzi? Tenderei ad escluderlo. Oggi Il Fatto quotidiano spiega che a quel punto D’Alema darebbe vita a un nuovo partito di sinistra (d’altra parte non è mai stato un convinto democrat), destinato a federare Sel e gli altri gruppi dissidenti.
Insomma, una rivoluzione copernicana, con la spaccatura della sinistra e una sua probabile periferizzazione.
SE INVECE VINCE BERSANI: LE TANTE INCOGNITE
La vittoria di Bersani invece impedirebbe tutto questo, terrebbe insieme l’attuale quadro politico e manterrebbe il consenso degli elettori (o almeno quello che ne rimane, vista la sfiducia dilagante nei partiti) più o meno entro gli alvei tradizionali. Non per questo, comunque, le cose andrebbero lisce: anche ammesso che la coalizione di sinistra, attualmente accreditata del 35% dei consensi, riuscisse a confermarsi vittoriosa (ma solo tenendosi l’attuale Porcellum, che le assicurerebbe la maggioranza in Parlamento) potrebbe aspirare a governare il paese da sola? E Bersani ce la farebbe a tenere insieme, nell’azione di governo, in particolare sulle politiche del lavoro o sui diritti civili, Vendola e Renzi, o Fioroni? E come reagirebbero l’Europa e i mercati di fronte a un accantonamento dell’agenda Monti? E non parliamo nemmeno di cosa accadrebbe invece nel caso di una vittoria dimezzata del centrosinistra, senza una maggioranza parlamentare e quindi con la necessità di allearsi con Casini…
Tutte domande alle quali, lo confesso, non trovo risposte convincenti da nessuna parte.