Sergio Frigo

“LA BELLA ADDORMENTATA” IGNORATA A VENEZIA, TROPPO CLAMORE PER UN FILM APPENA “NORMALE”

L’Italia si straccia le vesti per la mancata premiazione, alla Mostra di Venezia, del film di Marco Bellocchio “La bella addormentata”. Qualcuno si è lamentato che è l’intero cinema italiano ad essere stato offeso da questa decisione, e un ex sottosegretario alla cultura (Giro) ha aggiunto che fanno bene gli altri registi italiani a snobbare Venezia per andare (magari a vincere) a Cannes e a Berlino. Ieri persino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è sentito in dovere di telefonare al regista per dirgli di aver apprezzato la sua pellicola.

Ora, io apprezzo Bellocchio, e non credo che la filmografia nazionale sia peggiore di altre. Ma questo film non è certo il capolavoro di cui si va parlando, e quindi il clamore offeso di questi giorni mi pare l’ennesima manifestazione del vittimismo nazionale. Non ho visto altri film in mostra, e quindi non entro nel merito del verdetto della giuria. A proposito de “La bella addormentata” però posso dire che accanto a molte cose buone (la fotografia, la recitazione di quasi tutto il cast, la ricostruzione del retrobottega della politica)  è carente proprio nell’aspetto su cui era più atteso, il confronto sui grandi temi della vita e della morte.

BANALIZZATE LE POSIZIONI DEGLI ANTI-EUTANASIA

Mi spiace dover ammettere, in particolare, che hanno ragione coloro che (in particolare nel mondo cattolico e nel centro-destra) lo hanno criticato perchè “a senso unico”. Nel film sono infatti esplicitate molto bene le ragioni dei favorevoli a staccare la spina, in particolare nella sofferta maturazione di una posizione autonoma da parte del senatore del centro-destra interpretato ottimamente da Toni Servillo; manca però un analogo approfondimento delle ragioni dei contrari, che sembrano mossi da una deriva psichiatrica autodistruttiva (Isabelle Huppert), da vendicative pulsioni religiose (Alba Rohrwacher, pronta però a gettarsi la croce dietro le spalle quando finalmente “conosce un uomo”), da bieche motivazioni di interesse politico (i parlamentari del centro-destra, fra i quali spicca un luciferino Roberto Herlitzka): il risultato è che nel film diventano più appassionanti, perchè autentiche, le parti documentarie, e assurge alla dignità di un alto momento di tensione e di “verità” – dopo le volgarità di Berlusconi, rintuzzate al Senato dal “nostro” Paolo Giaretta – persino la rabbiosa invettiva di Gaetano Quagliarello contro “l’assassinio di Eluana”.

UN DILEMMA CHE CI RIGUARDA TUTTI MERITAVA PIU’ RIGORE E PIU’ SENSIBILITA’

Ora, io ho molto apprezzato a suo tempo la battaglia di Beppino Englaro, e ho tirato un sospiro di sollievo quando Eluana è morta, e mi sono infuriato quando hanno approvato una nuova legge che toglie all’individuo il diritto di scegliere la fine che vuole. Però non credo che sia giusto – nè artisticamente pagante – banalizzare in questo modo le posizioni contrarie. Il confronto su questi temi è quanto di più intimo e personale e sofferto ci possa essere, e il dilemma morale che ci investe tutti risulta tanto più credibile quanto più riesce ad attivare un dialogo serrato e uno scontro di emozioni all’interno delle nostre stesse coscienze e dei nostri cuori. In altri film (penso a “Million dollar baby”, del pazzo conservatore Clint Eastwood) questo avviene, nel film di Bellocchio no.

“LA BELLA ADDORMENTATA” IGNORATA A VENEZIA, TROPPO CLAMORE PER UN FILM APPENA “NORMALE”ultima modifica: 2012-09-11T02:48:00+02:00da
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