Gli esempi si sprecano, e dovrebbero preoccupare anche chi non simpatizza per quella parte politica, ma ha a cuore le sorti delle nostre istituzioni, da essa occupate per mandato popolare.
GALAN SEGRETARIO NAZIONALE? “MA VA LÀ!”
Prendiamo l’uscita di Giancarlo Galan, che un giorno si e l’altro anche spara contro Zaia, la Lega e la Regione, ne demolisce le scelte “strategiche” e l’amministrazione ordinaria, e annuncia di volersi candidare per la segreteria nazionale del Pdl contro Alfano: tra i dirigenti veneti del suo partito, persino quelli considerati a lui vicini, raccoglie solo sfottò o al massimo gelida indifferenza e adesioni con mille distinguo. Il più esilarante è Renato Brunetta: “I leader (sic) non si commentano mai a vicenda”.
Dall’area sacconiana Maurizio Castro, che si dice fautore della teoria sociale di mercato, lo liquida con queste parole: “Galan rappresenta una scelta neo-thatcheriana, liberal-liberista, causa dell’attuale crisi. Quanto alla formula Pdl-leggero, per me il partito deve essere al contrario forte-robusto-radicato”: peccato che il partito in cui militano sia lo stesso.
SACCONI RILANCIA L’ALLEANZA CON LEGA E UDC…
MA CASTRO SPARA A ZERO SUL GOVERNATORE
Nei giorni scorsi sul Corriere Veneto ha scritto che si è meridionalizzato, giocando a fare sempre la parte del Masaniello e del Vicerè: in un momento così drammatico il governatore, che “dovrebbe esprimere razionalità operativa e visione strategica, saldezza emotiva e consistenza culturale”, sta invece “sdrucciolando in un imbarazzante eretismo declaratorio e mediatico, affastellando proclami tanto più roboanti quanto più inconcludenti, tanto più violenti quanto più velleitari. Incita all’evasione fiscale e alla ribellione contributiva, sospinge e amplifica ogni protesta anche la più futile e malmostosa, si avventura in proposte squinternate come la regionalizzazione del debito pubblico: per fortuna nostra la sua retorica è così alluvionale e il suo rodomontismo così plateale, che nessuno gli bada…” E via di questo passo.
Viene da chiedersi cosa ci stanno a fare i compagni di partito di Castro allo stesso tavolo di siffatto presidente, e se non condividano almeno una parte di responsabilità di questo andazzo. Ma soprattutto: con quale faccia pensano di riproporre l’alleanza con questo comandante in capo in futuro…