Qui però subentra un altro ragionamento: tutti loro (Grillo in primis, che fra tanto vomito ogni tanto espelle anche qualche buona intuizione) hanno ribadito che a vincere non sono stati i candidati, ma i cittadini; e che saranno i cittadini, e non gli eletti, a prendere le decisioni. Questa, adesso, non è più una ruffianata pre-elettorale, ma diventa una scelta strategica. E anche l’interpretazione politica di un fenomeno di rabbia e rifiuto (nei confronti dei politici, ma anche di tutte le élites, e in generale dell’istituto della delega) chiaramente visibile nella società.
Peccato che proprio questo non sia democrazia, ma populismo.
DEMOCRAZIA DIRETTA, TELEVOTO E SINDACI-NOTAI
Non è che io sottovaluti la necessità di coinvolgere al massimo i cittadini nelle scelte,
LA POLITICA SERVE A FARE SINTESI FRA ESIGENZE DIVERSE
Seconda osservazione, a questa collegata ma ancor più sostanziale: visto che i cittadini alla prova dei fatti rivelano di avere obbiettivi e interessi contrastanti, chi si farà carico di quel compito che finora toccava ai politici (e che hanno esercitato male, d’accordo), cioè il fare sintesi? E chi farà sintesi tra i cittadini di Vattelapesca che hanno bisogno di una nuova strada, di un inceneritore, di un ripetitore per i telefonini, e quelli di Canicattì che non vogliono che nessuna di queste infrastrutture tocchi il loro territorio?
Telepredicare bene via internet é facile, ma ora, cari sindaci, bisogna razzolare.