Sergio Frigo

LO STIPENDIO DI PASSERA E L’IMPEGNO PER IL BENE DELL’ITALIA

Se non ho capito male con la nomina a ministro l’ex amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera ha rinunciato a uno stipendio di circa 3 milioni e mezzo di euro all’anno per andarne a guadagnare 10 o 20 volte di meno (Belpietro parla di 200mila euro all’anno).

Alla faccia del conflitto d’interesse! mi verrebbe da dire: non oso pensare come avrà trovato il coraggio di andare a casa e dirlo alla moglie, peraltro con un bebè in arrivo…

E non credo sia l’unico, fra i neo colleghi,  a rinunciare a una grossa fetta di guadagni entrando nel governo.

 

QUESTO È IL MOMENTO DI ESSERE GENEROSI COL PAESE

Perché lo fanno, dunque? La risposta “ufficiale” la sappiamo: per servire il paese, in un momento di assoluta necessità. La prendo per buona, al momento, e aggiungo che se ci crediamo, questo è il momento per tutti di essere generosi con l’Italia, di mettere a disposizione le nostre risorse, il nostro lavoro, il nostro impegno civile per il bene comune. E questo, certamente, ci verrà richiesto nelle prossime settimane.

Ne vale la pena? Io dico di sì, per due motivi: primo, se non lo facciamo, cioè se ognuno continuerà a coltivare esclusivamente i propri interessi personali o di clan, la strada verso la catastrofe del paese è segnata; e in quel caso ci perderemmo tutti, come insegna la metafora del Titanic; il secondo motivo è che, finalmente, possiamo farlo senza che Qualcuno di cui ci siamo appena liberati ne approfitti furbescamente per ricavarci dei benefici ad personam: abbiamo visto di quanto sono aumentate le sue ricchezze negli anni in cui ha governato.

LE VERE MOTIVAZIONI DI CHI È ANDATO AL GOVERNO

Detto questo, aggiungo che la risposta di Monti, Passera & c. sul servizio al paese non mi convince, o almeno non mi basta: non si rinuncia a 3 milioni e mezzo di euro all’anno per il bene comune, se non si hanno ritorni di altro tipo. Quali? Io non credo che siano banalmente ritorni di tipo economico, anche se è probabile che una volta completato il mandato governativo gli attuali ministri potranno ritornare proficuamente ai propri affari, e magari incrementarli grazie alla visibilità acquisita.

 Io però penso che a muoverli ci sia dell’altro, in particolare l’ambizione di prendere parte a una sfida decisiva per il paese, e di lasciare il proprio segno nella storia: una chance che nessun amministratore delegato, per quanto ben remunerato, potrebbe avere.

DOPO IL POPULISMO, UNA PACIFICAZIONE FRA ÈLITES E CETI POPOLARI

Sarebbe importante però che queste motivazioni venissero in qualche modo esplicitate: non c’è nulla che insospettisca di più la gente comune – in particolare il sottoproletariato intellettuale (o meno) che alimenta la contestazione populista al “governo dei banchieri” – come il presunto disinteresse dei potenti.

Io credo dunque che sarà assolutamente strategico per il nuovo governo, oltre a fare le cose necessarie e farle bene (rigore ma prima di tutto sobrietà nei comportamenti, taglio significativo dei costi della politica ed equità sociale), imparare a comunicare, mettendo in evidenza gli obiettivi e i percorsi per raggiungerli, chi ci guadagna e chi ci perde. Paradossalmente, e contro ogni logica apparente, dopo la lunga stagione populista in cui i poveri sono stati di fatto alleati con i ricchi contro i ceti medi e intellettuali (l’essenza del berlu-leghismo), questo governo potrebbe anche essere quello che promuoverà la pacificazione fra élites intellettuali e ceti popolari. Purchè le élites sappiano coniugare sobrietà personale e attenzione alle esigenze sociali dei ceti più deboli.

LO STIPENDIO DI PASSERA E L’IMPEGNO PER IL BENE DELL’ITALIAultima modifica: 2011-11-20T13:14:00+01:00da
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